Le patologie correlate alla colonna negli ultimi decenni stanno colpendo sempre un maggior numero di persone, e secondo i dati statistici nel futuro saranno le patologie più frequenti della popolazione mondiale.
Forse è questo uno dei motivi per cui ad oggi si parla sempre più di salute della colonna, di ernie lombare, di dolori cervicali e mal di testa, e probabilmente è per lo stesso motivo che è aumentata la sensibilità della popolazione alla cura del proprio corpo, fino a trenta anni fa solo chi subita un trauma importante si recava in un centro di fisioterapia, ad oggi invece non è raro incontrare persone che vanno dal proprio fisioterapista di fiducia per poter mantenersi in buono stato di salute.
Come avrai già visto nel nostro sito abbiamo affrontato molti argomenti inerenti le patologie del sistema muscolo scheletrico, in questo articolo parleremo di cervicobrachialgia, partendo dalla spiegazione della parola, che introdurrà a dei cenni anatomici che saranno alla base della spiegazione dei migliori sistemi di cura di questa condizione dolorosa, che affligge molte persone, ma alla quale c’è rimedio, completo e duraturo nel tempo.
Letteralmente il termine cervicobrachialgia, se scomposto, significa semplicemente dolore (-algia) al collo (cervico-) e lungo il braccio (brachial-). Più scientificamente, quando si parla di cervicobrachialgia si fa riferimento alla condizione in cui sono presenti contemporaneamente dolore cervicale e compressione di una o più radici nervose spinali cervicali (C1-C7) che può trasmettere i sintomi lungo il braccio fino a raggiungere le dita della mano; il disturbo si manifesta in sede di lesione e lungo il decorso della radice muscolare e cutanea corrispondente (dermatomero) con dolore, alterazione della sensibilità e intorpidimento; nei casi peggiori e trascurati può portare a compromettere la motricità dell’arto superiore interessato.
La cervicobrachialgia non si manifesta sempre allo stesso modo e questo dipende dal livello a cui avviene la compressione nervosa. La patologia, solitamente colpisce un solo lato, ma talvolta, in rari casi, può coinvolgere entrambi gli arti. Se consideriamo il livello più spesso compromesso, ovvero la radice di C7 (circa il 55% dei casi), avremo una distribuzione dei sintomi, oltre che al collo, anche lungo il braccio con partenza dalla parte posteriore della spalla e fino a raggiunge le dita indice e medio della mano. Sintomo a carico delle dita mano che spesso viene confuso con la sindrome del tunnel carpale. Seguono, come percentuale di comparsa, C6 (18%), C8 (8%) e C5 (4%).
Una possibile spiegazione di queste frequenze è che il calibro dei forami delle vertebre sono più grandi nella regione cervicale superiore e diminuiscono progressivamente nella parte bassa, ad eccezione del forame C7-T1, da cui emerge la radice C8. Molto spesso la compressione è multipla e raramente è coinvolta una sola radice nervosa.
La fisioterapia risulta l’arma più efficace per risolvere e prevenire completamente questo problema; nel corso di questo articolo ti verrà spiegato, anzitutto che cosa può causare la cervicobrachialgia, come poterla curare e infine come è possibile prevenirla.
Questa condizione dolorosa è provocata da un’infiammazione delle radici nervose del plesso cervicale, che di conseguenza producono dolore lungo il territorio innervato dai nervi a cui danno origine. Tale infiammazione molto frequentemente è provocata da un’ernia discale che comprime la radice nervosa.
Ovviamente la cervicobrachialgia presenta un quadro sintomatologico diverso da persona a persona, in base a diversi fattori, alcuni dei quali elencheremo qui di seguito:
La cervicobrachialgia può potenzialmente colpire chiunque a qualsiasi età, ma le persone più colpite presentano età compresa tra 40-50 anni che conducono una vita sedentaria e/o che lavorano a lungo davanti al pc.
Determinante, infatti, è il tipo di attività svolta: oltre agli impiegati soggetti più a rischio sono operai, imbianchini, muratori, piastrellisti, impiegati, elettricisti.
Le cause sono molteplici, ma riguardano quasi tutte quegli aspetti che predispongono per lo sviluppo di patologie vertebrali degenerative (ernia del disco cervicale e artrosi, di cui la cervicobrachialgia è una diretta conseguenza.
Le possibili cause possono essere le seguenti:
Il tratto cervicale collega la testa al tratto dorsale della colonna vertebrale ed è costituito di sette vertebre. Questa parte della colonna, insieme a quella lombare ha la maggiore incidenza di patologie, e ciò è dovuto al fatto che si trova tra due superfici molto rigide come la testa e il tratto dorsale (il cui movimento è limitato dalla gabbia toracica) e quindi è soggetta a una eccessiva quantità di movimento.
Negli ultimi decenni poi, l’utilizzo massivo di pc, tablet, smarphone e la sempre minore attività fisica hanno contribuito notevolmente a degenerare un tratto del corpo che è già abbastanza vulnerabile di per sé. La grande mobilità del collo è garantita da un’ampia gamma di muscoli che si dividono in superificiali e profondi.
I muscoli superficiali come ad esempio il muscolo trapezio superiore e i muscoli scaleni, sono molto lunghi e hanno il compito di muovere il collo per ampi movimenti, mentre i muscoli profondi come il muscolo multifido, i muscoli flessori profondi, e i muscoli semispinali hanno il compito di tenere stabili le vertebre durante il movimento.
È dunque fondamentale che i muscoli profondi siano forti, affinché si preservino i corretti rapporti articolare tra i segmenti vertebrali, ma purtroppo in molti casi il tono dei muscoli superficiali sovrasti quello dei muscoli stabilizzatori, producendo varie problematiche che se non sono trattate per tempo possono evolvere in condizioni cliniche serie come la spondilolistesi.
Per spiegarti bene a cosa si faccia riferimento con il termine “ernia cervicale” occorre avere una piccola panoramica riguardante la colonna. Una vertebra è separata dall’altra tramite il disco intervertebrale, una specie di cuscinetto costituito da una parte centrale semiliquida (detta nucleo polposo) e un’altra esterna più rigida (chiamata anello fibroso).
Quando l’anello fibroso protrude verso l’esterno, oltre il limite osseo della vertebra, si parla di protrusione discale, mentre se fuoriesce il nucleo polposo si tratta di ernia discale.
I nervi interessati nella cervicbrachialgia sono tre, che nel corso dell’arto superiore di dividono i varie piccole ramificazioni:
La cervicobrachialgia è la combinazione tra dolore cervicale e compressione delle radici nervose che emergono dalle vertebre cervicali e, come detto in precedenza, può generare quadri sintomatici completamente diversi l’uno dall’altro.
Prima, risulta fondamentale chiarire un aspetto molto importante: per essere definita cervicobrachialgia DEVONO essere presenti contemporaneamente dolore sia cervicale che lungo il braccio; insisto perché questa patologia spesso viene confusa e definita tale con molta leggerezza poiché, in realtà, la letteratura scientifica ci dice che non è poi così frequente.
I dati mostrano che la cervicobrachialgia è ancora più rara della lombosciatalgia, il corrispettivo di questa patologia agli arti inferiori, con una prevalenza di 83 casi ogni 100.000 abitanti ogni anno. Come puoi notare siamo ben al di sotto dell’1% di nuovi casi all’anno. Questo significa che, se la cervicobrachialgia è rara e se non presenti dolori al collo, ma solo lungo il braccio fino alle dita, i tuoi sintomi potrebbero dipendere da qualche altra struttura come il muscolo sottospinato della spalla, i muscoli scaleni del collo e addirittura il muscolo piccolo pettorale e non dalla compressione di un nervo. Inoltre, il dolore, deve partire precisamente dal punto di compressione e proseguire senza interruzioni fino alle dita della mano o al polso, altrimenti, ancora, il nervo non è stato compresso e potrebbero esserci due problematiche separate come la cervicalgia e la sindrome dello stretto toracico, ad esempio.
I sintomi che generalmente compongono il quadro clinico della cervicobrachialgia sono dolore, rigidità e limitazione articolare e sintomi neuropatici. La cervicalgia, ovvero il dolore cervicale, è il sintomo cardine ed è localizzato a collo, spalle e lungo il dermatomero corrispondente alla radice nervosa compressa. Talvolta, al dolore al collo, può associarsi anche la cefalea, il comune mal di testa. Oltre al mal di testa possono essere presenti vertigini e nausea a riposo e/o durante i movimenti del capo per guardare in basso e in alto. Centrale è anche la rigidità muscolare e/o articolare, ovvero la riduzione della capacità di movimento di collo e braccio, sia per il dolore, sia per le condizioni delle vertebre e del nervo compromessi.
Oltre a queste motivazioni bisogna considerare che quando il corpo “sente” e riconosce che vi è una lesione o un problema in atto, cerca di limitare il movimento con gli strumenti che ha a disposizione, i muscoli, innescando contratture e attivando trigger points come reazioni di difesa da ulteriori danni, non rendendosi conto però che ne sta creando altri. Tra i muscoli che risultano più rigidi ci sono i fasci superiori del trapezio, i muscoli scaleni, lo sternocleidomastoideo e i muscoli paravertebrali del collo, che attivati in modo anomalo portano alla creazione di schemi di compenso compromettendo la fluidità e l’armonia del movimento oltreché generare dolore. In alcune persone si nota una difficolta ad estendere o inclinare il collo o ruotarlo guardando a destra o a sinistra, per altre può verificarsi il contrario. Analizzare il tipo di movimento limitato è molto importante per pianificare un corretto piano terapeutico per donare il sollievo più rapido possibile dal dolore.
I Sintomi neuropatici caratterizzano una compressione nervosa, ma spesso sono sfumati. La localizzazione dei sintomi è caratteristica in base alla radice compromessa. Questi sintomi si manifestano con alterazioni della sensibilità come formicolio, bruciore dal collo alla mano e alterazioni della motricità con debolezza e perdita di tono muscolare, che con il tempo può portare ad una riduzione della trofia muscolare, ovvero delle dimensioni del muscolo.
La diagnosi deve essere fatta dal medico attraverso un’accurata anamnesi clinica e valutazione fisica del paziente.
SI considera la storia clinica pregressa del paziente, quindi, patologie associate, traumi, interventi chirurgici, che possono avere avuto un ruolo nello sviluppo della cervicobrachialgia, come l’artrite reumatoide, il diabete oppure un’incidente stradale.
La valutazione clinica del fisioterapista inizia con la valutazione dell’escursione articolare del tratto cervicale, dell’arto superiore e con la descrizione e localizzazione del dolore. Dopodiché si valuta la forza muscolare di muscoli specifici dell’arto superiore, la sensibilità, che risulta positivo solo in caso di gravi danni al nervo e infine i riflessi osteotendinei (che fanno parte dei test neurologici).
Il medico, inoltre, può richiedere al paziente di effettuare esami radiologici (risonanza magnetica ed elettromiografia) per confermare od escludere le ipotesi diagnostiche generate durante la visita. La richiesta degli esami strumentali, quando indicato, risulta fondamentale poiché sono diverse le condizioni che possono “mimare” una cervicobrachialgia, come:
In molti casi il fisioterapista esperto in terapia manuale è in grado di individuare l’origine dei sintomi e creare un percorso terapeutico specifico per ogni paziente.
Nella maggior parte dei casi la fisioterapia può rimuovere completamente i sintomi, ristabilire la corretta funzionalità articolare e i fisiologici schemi di movimento. Quasi sempre si riesce a curare la cervicobrachialgia con un l’approccio conservativo e non invasivo della fisioterapia. Prima di effettuare qualsiasi tipo di manovra, il fisioterapista eseguirà un’attenta valutazione del caso in modo da poter stabilire il piano terapeutico più adatto per il paziente.
Il percorso fisioterapico può essere scomposto in tre fasi:
Francesco è un impiegato di 48 anni che avverte dolore continuo cervicale con mal di testa ormai da 2 anni. Francesco ha deciso di farsi curare presso uno dei centri di Fisioterapia Italia dopo aver effettuato visita Fisiatrica e aver ricevuto diagnosi di cervicobrachialgia sinistra con ernie discali C4-C5, C5-C6, C6-C7 e rettileizzazione del tratto cervicale.
Nell’ultimo mese il problema è peggiorato divenendo insopportabile con l’aggiunta di vertigini cervicali, nausea e irradiazione del dolore al braccio sinistro. Francesco non presenta controindicazioni al trattamento e, quindi, si può iniziare a lavorare e in sicurezza. È utile precisare che l’esclusione delle “red flags” è fondamentale per salvaguardare la salute del paziente e il lavoro del fisioterapista. Le “red flags” sono quelle situazioni, nelle quali si sospettano patologie più importanti, che possono mette e a rischio la salute del paziente che richiedono l’invio immediato al medico per gli approfondimenti del caso.
Francesco presenta limitazioni soprattutto nella rotazione a destra, che gli impediscono di eseguire correttamente e in sicurezza la retromarcia, e nell’estensione del capo che oltre al dolore gli provoca dei forti mal di testa.
Francesco ha raccontato che la cervicobrachialgia è nuova, ma il problema al collo è presente da anni, ed è il risultato della poca attenzione che ha dato al problema. La problematica cervicale è presente dall’incidente stradale avuto più di dieci anni prima in cui ha riportato un importante colpo di frusta. Purtroppo Francesco non si è curato e ha trascurato il problema per troppi anni ignorando i segnali che il suo corpo gli stava mandando.
All’inizio le medicine funzionavano, ma poi hanno smesso di funzionare. Con gli antidolorifici riusciva a dormire, ma senza il loro effetto ora dorme poche ore a notte (guarda anche come puoi dormire meglio in caso di mal di schiena, non riesce a trovare la posizione giusta e questo gli impedisce di lavorare e di ragionare con lucidità. Arrivato alla nostra attenzione la sua richiesta è stata: “voglio risolvere il mio problema il prima possibile”. Ci siamo concentrati quindi sulla creazione di obiettivi personalizzati impostando un piano di trattamento efficace e cucito su misura. Nel caso di Francesco sono state utilizzate diverse tecniche e strumenti di alta tecnologia:
In particolare abbiamo lavorato sul collo con esercizi che mirassero a rinforzare la muscolatura che stabilizza il tratto cervicale. Mi riferisco a due gruppi muscolari:
Una volta risolta la sintomatologia di Simone abbiamo pianificato un training di allenamento terapeutico continuo, al fine di stabilizzare i progressi raggiunti e limitare così il rischio di recidive. L’allenamento consisteva in due sedute a settimana di 35 minuti in cui venivano fatti eseguire degli esercizi specifici sia a corpo libero, che con delle resistenze elastiche.
Nella durata di 7 sedute, tutti i problemi che caratterizzano il quadro clinico di Francesco si sono risolti con successo. Al problema di Francesco ha contribuito anche la presenza della sindrome dell’intestino irritabile. Fondamentale quindi nel suo caso, oltre all’utilizzo della terapia manuale e dell’esercizio terapeutico, è stato il consiglio di rivolgersi ad un Biologo Nutrizionista per la creazione di un corretto piano alimentare. Francesco ha inoltre iniziato una costante attività fisica che prima non effettuava. Oggi sta bene e ogni 4 mesi si presenta al controllo per prevenire e incrementare le performance.
COSA DICONO I PAZIENTI
DEI NOSTRI CENTRI