La distorsione di caviglia è uno dei traumi osteoarticolari più diffusi nella fascia di popolazione con età inferiore ai 40 anni, infatti anche se non sei un addetto ai lavori avrai sicuramente conosciuto o sentito parlare di qualcuno che è stato vittima di questo tipo di distorsione.
Il motivo di questa incidenza così alta, una media circa 4000 casi al giorno solo in Italia, si spiega prendendo in esame diversi fattori, alcuni dei quali sono:
L’aspetto positivo è che solitamente si tratta di traumi “leggeri” per i quali non è necessario un intervento chirurgico di riparazione, allo stesso tempo però la qualità del recupero fisioterapico è fondamentale per impedire l’insorgere di recidive che potrebbero porre a grave rischio di stabilità questa articolazione.
Nel corso di questo articolo entreremo con specificità nell’argomento della distorsione di caviglia, partendo dal significato che questo termine esprime, procedendo con la spiegazione delle basi anatomo fisiologiche della caviglia fino ad arrivare alle caratteristiche del percorso fisioterapico. Buona lettura ☺
Partiamo dal significato del termine “distorsione”: si intende un trauma a carico di un’articolazione che porta ad un movimento che va oltre il limito fisiologico articolare, e che dunque comporta uno stiramento del complesso muscolare, tendineo, capsulare e legamentoso.
Nei casi più gravi alla distorsione è associata la lesione della capsula e dei legamenti, che nell’ultimo tentativo di mantenere stabile l’articolazione si sono rotti.
Ad ogni modo in questo tipo di trauma non c’è un distacco dei capi articolari altrimenti si parlerebbe di “lussazione”.
Nel caso della caviglia, l’articolazione presa in esame è la tibio–astragalica (tra l’osso della gamba, la tibia, e il primo osso del piede, l’astragalo).
Le distorsioni di caviglia interessano fondamentalmente il compartimento laterale e quello mediale nel corso di eccessivi movimenti in eversione o in inversione del piede.
Tra i legamenti che tendono a danneggiarsi di più in caso di distorsione alla caviglia abbiamo il legamento peroneo-calcaneare che ha il compito di stabilizzare i movimenti che portano in sollecitazione
L’articolazione della caviglia mette in comunicazione lo scheletro della gamba con quello del piede, la cui stabilità è garantita da una importante rete legamentosa, costituita di 3 legamenti a supporto del compartimento laterale e 4 in quello mediale (cioè interno).
A differenza di ciò che si può pensare, la caviglia permette solo due tipi di movimenti:
Questi movimenti sono consentiti dall’articolazione tibio–astragalica, che mette in comunicazione l’osso della tibia, che forma lo scheletro principale della gamba, con l’astragalo, l’osso situato nella parte superiore del piede.
Partecipano al complesso articolare della caviglia anche le articolazioni:
A seconda della direzione di movimento che provoca la distorsione si parla di:
I sintomi che caratterizzano la distorsione di caviglia sono:
La prima cosa da fare nel caso in cui si subisse una distorsione è trovare il modo più rapido per raggiungere il pronto soccorso.
In ospedale sarai visitato da un ortopedico che mediante test clinici e esami radiologici come l’Rx valuterà l’entità della distorsione e l’eventuale concomitanza o meno di una frattura ossea.
In molti casi consigliano di effettuare una risonanza non appena si riduce il gonfiore, in questo modo è possibile studiare lo stato dei tessuti molli, in particolare del compartimento legamentoso.
Mentre aspetti di arrivare al pronto soccorso, applica il protocollo RICE, è un acronimo inglese che sta ad indicare:
La fisioterapia nel caso di una distorsione di caviglia incomincia dopo il periodo di immobilizzazione che oscilla tra i 7 giorni e le 3 settimane a seconda della gravità della situazione e della scelta del medico.
Il percorso fisioterapico è singolare per ogni persona, ma per darti un’idea delle tecniche e dei mezzi fisici che vengono utilizzati suddivideremo il percorso terapeutico in vari step, la cui suddivisione, nell’atto pratico, non è poi così netta:
Tali mezzi fisici vengono integrati con tecniche manuali come il massaggio linfodrenante, e delicate mobilizzazioni che hanno lo scopo di migliorare il drenaggio e la mobilità dei tessuti.
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