L’utilizzo della corrente elettrica a scopo terapeutico ha una lunga storia basti pensare che in antichità venivano utilizzate le torpedini, pesci aventi la possibilità di generare scariche elettriche, per indurre analgesia in pazienti che avevano qualche forma di dolore.
La rivoluzione dell’utilizzo della corrente elettrica, a scopo terapeutico, si è avuta nel 1800 quando sono stati creati i primi dispositivi per la produzione dell’energia elettrica, quelli che chiamiamo elettromedicali.
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Tra i pionieri di questa nuova forma di terapia ci furono Guillaume Duchenne (1806 – 1875), che studiò l'effetto delle correnti sulla contrazione muscolare, e l’italiano Plinio Schivardi (1833 - 1908), che ampliò il campo delle ricerche e delle indicazioni ad altre patologie. Questi risultati sono pubblicati sul testo: “Manuale di Elettroterapia” - Milano 1864.
Considerando le indicazioni terapeutiche l’elettroterapia può essere suddivisa in due categorie: Elettroterapia Antalgica e di Stimolazione.
I meccanismi d’azione delle correnti antalgiche possono essere riassunti in:
La corrente galvanica, ad esempio, privilegia come meccanismo d’azione l’iperpolarizzazione delle terminazioni nervose nella zona di dolore, le TENS (Trans Electrical Nerve Stimulation) agiscono maggiormente con meccanismo di gate control, quando utilizzate a frequenze intorno ai 100-120 Hz mentre privilegiano la produzione di endorfine quando vengono utilizzate in modalità agopuntura (1-4 Hz).
Esistono apparecchiature moderne, denominate neurostimlazione interattiva, che cambiano il segnale utilizzato in virtù di alcuni parametri misurati sulla pelle. Queste apparecchiature, massimizzano gli effetti, agiscono contemporaneamente su tutti i sistemi avendo il pregio di ottimizzare i tempi di applicazione.
I meccanismi d’azione delle correnti di stimolazione possono essere ricercati nell’attività muscolare che sono in grado di produrre. Queste correnti, infatti, hanno la capacità di produrre una contrazione muscolare del tutto simile a quella che si produce mediante attività nervosa. Queste contrazioni, se ripetute per un tempo e modalità adeguate, producono effetti di aumento del tono muscolare e/o recupero del tono muscolare qualora il paziente avesse un deficit dello stesso. Il limite di questo tipo di terapia è nel fatto che la contrazione muscolare è un evento fisiologico che parte dal cervello, che viaggia lungo il midollo per arrivare grazie ai nervi al muscolo. Allenare solo la contrazione muscolare senza allenare il resto del sistema, ha ovviamente delle indicazioni precise.
Può essere estremamente utile quando non sia consentito il carico al fine di evitare eccessiva perdita di tono ma va scoraggiata quando è possibile utilizzare il movimento attivo. Quando ci troviamo davanti ad un paziente denervato, possiamo, in alcuni casi, utilizzare le correnti triangolari che, interagendo con il corpo, producono la contrazione selettiva delle fibre muscolari denervate.
Siccome la reinnervazione è un processo estremamente lento è opportuno far lavorare le fibre muscolari denervate per trovarle pronte per quando “ricrescerà” il nervo. Sebbene questo concetto sia legato al buon senso, in letteratura scientifica, non vi è ancora accordo un’unanime sull’effettiva utilità di questa forma di terapia.
Per realizzare una seduta di elettroterapia antalgica si applicano gli elettrodi nella zona da trattare e si accende l’apparecchiatura che eroga segnali che possono essere percepiti come un formicolio. L’applicazione può variare da pochi minuti fino a un’ora. Le correnti TENS possono essere prodotte da apparati piccoli come un telefonino. Per questa ragione si prestano all’utilizzo domiciliare e come presidio di automedicazione.
La modalità agopuntura delle TENS produce stimoli più intensi che provocano delle piccole contrazioni muscolari. Per realizzare una seduta di elettroterapia di stimolazione di un muscolo innervato è necessario porre gli elettrodi sulla superficie del muscolo che si vuole andare a stimolare, normalmente a monte e a valle del muscolo stesso. Le correnti di stimolazione sono intervallate da pause di riposo così come si fa con l’esercizio.
La contrazione del muscolo deve essere visibile e intensa così come se fosse un esercizio vero e proprio. Solitamente le sessioni di lavoro vanno dai 15 ai 40 minuti. Nel caso di muscoli denervati, il terapista applica l’elettrodo su di un punto chiamato il punto motore del muscolo. Questo punto distribuirà l’impulso a tutta la massa muscolare. In caso di denervazione, le fibre muscolari, vanno facilmente incontro a fatica, quindi le sedute hanno in genere durata massima 15 minuti.
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Prima di parlare delle indicazioni dell’elettroterapia antalgica è necessario chiarire che è vietato somministrare questo tipo di terapia se non vi è stata una diagnosi di quale sia altrimenti si corre il rischio di coprire un dolore che potrebbe avere una funzione utile.
Per fare un esempio che chiarifica questo concetto ricordiamo che il dolore alla spalla sinistra può essere dovuto ad un infarto e pertanto, coprire il dolore, potrebbe ritardare la richiesta di aiuti con effetti negativi.
Le indicazioni per l’elettroterapia antalgica vanno dal dolore post chirurgico, al dolore dovuto a nevralgie (sciatalgia, cervicalgia, dolore post erpetico etc) a diverse forma di dolore acuto. Sebbene ci siano molte perplessità sulla sua reale indicazione l’elettroterapia del muscolo denegavo può essere utilizzata in chi abbia subito una lesione nervosa con associata perdita della forza muscolare.
Il suo impiego maggiore è quello di ridurre il dolore muscolo-scheletrico percepito dal paziente a seguito di traumi o per la gestione del dolore cronico. Sebbene il suo utilizzo sia ancora molto diffuso in Italia, questa terapia non trova molto consenso nel mondo scientifico internazionale e nelle linee guida internazionali.
Ad esempio questo studio...leggi qui...che ha controllato i risultati in 241 pazienti, non conferisce evidenza sui benefici aggiuntivi della TENS nella cura del gomito del tennista quando svolto con una frequenza giornaliera della durata di 45 minuti. Nessun miglioramento si è aggiunto dopo 6 mesi rispetto alla gestione con il fisioterapista consistente in educazione ed esercizio terapeutico.
Possiamo quindi comprendere come la terapia TENS non reca vantaggi oltre il trattamento attivo (es. esercizi) proposto dal fisioterapista. L’elettroterapia di stimolazione del muscolo innervato trova indicazione nel trattamento della perdita di tono muscolare post immobilizzazione.
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