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FRATTURE DEL GOMITO

Il gomito è l’articolazione che collega il braccio con l’avambraccio, mettendo in relazione omero, ulna e radio.

È un’articolazione chiave dell’arto superiore, poiché permette di calibrare la lunghezza dell’arto, mediante il movimento di flesso-estensione, e quando abbiamo le braccia piegate consente di poter ruotare la mano da sopra a sotto con il movimento di supinazione-pronazione dell’avambraccio.

Come puoi vedere il gomito è un’articolazione molto superficiale, abbiamo infatti la possibilità di guardare e palpare i suoi reperi ossei come:

  • l’olecrano dell’ulna,
  • l’epicondilo e l’epitroclea dell’omero,
  • il capitello del radio.

Questa caratteristica sebbene consenta al gomito di non avere importanti quantità di tessuti sopra di esso che possano alterare la sua funzionalità, lo rende molto esposto ai traumi proprio perché nel caso di un impatto diretto con il suolo ad esempio, non vi è alcuna struttura anatomica capace di fare un effetto “cuscinetto” che sia sufficiente a proteggere l’articolazione.
È per questo motivo che i Centri di Fisioterapia si trovano spesso a trattare il recupero di fratture di gomito, alcune delle quali necessitano di un’operazione chirurgica per poter essere sintetizzate correttamente.

Come già ti è stato anticipato dal titolo, in questo articolo parleremo del gomito, ed in particolare delle fratture più comuni che può subire questa articolazione, anche se tra le patologie più diffuse del gomito c'è l'epicondilite.

Inizieremo dandoti qualche breve cenno anatomico e fisiologico, procederemo con la descrizione delle diverse lesioni ossee e nell’ultima parte spiegheremo in che modo la Fisioterapia procede per poter recuperare la funzionalità del gomito dopo questo tipo di traumi.

Buona lettura ☺

Cenni di anatomia del gomito

frattura del gomito

Il gomito è un’unica articolazione anatomica costituita da tre articolazioni funzionali con le quali mette in relazione i tre margini ossei che lo compongono:

I muscoli che prendono origine o che si inseriscono a livello del gomito sono numerosi e si dividono in due gruppi fondamentali:

  1. I muscoli epicondiloidei, che come suggerisce il nome originano dall’epicondilo omerale, consentono i movimenti di estensione delle dita e del polso e di supinazione;
  2. I muscoli epitrocleari, che originano dall’epitroclea, consentono i movimenti di pronazione e di flessione delle dita e del polso.

Ci sono anche altri importanti muscoli che si inseriscono sul gomito come il bicipite brachiale che permettono la flessione del gomito e di supinazione dell'avambraccio ed il tricipite brachiale posteriormente, il quale permette il movimento di estensione del gomito.

Le fratture del gomito

Come già accennato nell’introduzione, di seguito vi presenteremo le fratture più frequenti di questa articolazione, che possono diversi in tre grandi gruppo: fratture sovracondiloidee dell’omero, fratture del capitello radiale e fratture dell’olecrano.

Le fratture sovracondiloidee dell’omero.
Questo tipo di lesione ossea riguarda principalmente una popolazione molto giovane, ossia i bambini tra i 4 e gli 11 anni, e si distinguono in fratture per “estensione” e fratture per “flessione” in base ai meccanismi traumatici che le hanno generate. Nelle fratture per estensione si parla di trauma indiretto perché la parte lesa non entra in contatto diretto con il punto di impatto. Infatti solitamente si ha una caduta al suolo con il gomito in estensione, il bambino si protegge poggiano il palmo della mano a terra.
In tal modo la parte prossimale dell’omero (quella più vicina al gomito) viene spostata in dietro e verso l’alto dal muscolo tricipite, mentre la restante parte di osso viene portata anteriormente e verso il basso dal muscolo bicipite.
Nelle fratture da flessione il trauma avviene con il gomito atteggia in posizione di iperflessione, in queste condizioni la parte distale dell’omero viene portata anteriormente a differenza di quella restante che è spostata all’indietro.
Quali sono i sintomi per questo tipo di frattura?
Il quadro sintomatico presenta tre aspetti differenti:

Quali sono le probabili complicazioni per la frattura sovracondiloidea dell’omero?
A seconda del tempo in cui si verificano, le complicazioni si dividono in:

Le complicazioni immediate sono soprattutto quelle che riguardano il sistema nervoso periferico, nelle fratture sovracondiloidee infatti non è raro che si possa verificare una paresi del nervo radiale, che si manifesta con il segno clinico della “mano cadente”.
Il paziente infatti non riesce ad estendere la mano e le falangi prossimali delle dita, ha difficoltà nel movimento di abduzione del pollice e vi è un’anestesia di questo dito e di tutto il dorso della mano.
La prognosi nel caso di lesione del nervo radiale si basa sui risultati dell’elettromiografia che si effettua normalmente dopo circa due settimane dal trauma.
Complicazioni al nervo mediano, che si presentano con l’impossibilità nel chiudere la mano a pugno e con la anestesia della parte palmare della mano, sono rare e ancor di più quelle riguardanti il nervo ulnare, che può dare segni di “disturbo” solo in fase finale, nel caso di una consolidazione difettosa in valgismo.

Le complicazioni recenti sono fondamentalmente quelle riguardanti il sistema vascolare.
Prima fra tutte è la Sindrome di Volkmann, generata dallo spasmo dell’arteria omerale, da una compressione dell’arteria a causa d frammenti ossei o anche da una compressione continua e graduale da parte dell’ematoma post-traumatico che può essere esacerbata da una fasciatura troppo stretta.
In questa sindrome si ha una ischemia dei muscoli flessori della mano e delle dita, è caratterizzata da un atteggiamento ad “artiglio” della mano, il polso in flessione ad angolo retto e il pollice in adduzione.
Le complicazioni tardive sono moltissime, di seguito ne elenchiamo alcune delle più frequenti:

Come viene trattata questa frattura dagli ortopedici?
Il trattamento di tale lesione ossea ha lo scopo di sintetizzare correttamente i segmenti ossei e prevenire o ridurre un eventuale sindrome ischemica.
Nel caso si trattasse di una frattura composta sarà applicata una valva gessata allo scopo di bloccare il gomito a 90°; mentre nel caso ci fosse una frattura scomposta è necessario intervenire con una trazione transolecranica allo scopo di trazionare i due segmenti ossei che si sono spostati e riallinearli.
Solitamente la trazione non dura più di 5 giorni, e dopo di essa viene applicata la valva gessata.

 

Le fratture del capitello radiale.
Questo tipo di fratture di gomito occupano il secondo posto in ordine di incidenza riguardante le lesioni ossee di questa articolazione.
Come hai già letto, le fratture del capitello radiale sono causate da una caduta a terra il cui impatto avviene sul palmo della mano con il gomito in estensione.

Quali sono i sintomi di questa frattura?
I sintomi sono rappresentati da:

Resta possibile, in alcuni casi, effettuare il movimento di flesso estensione poiché coinvolgendo il capitello radiale in minima parte risulta essere meno doloroso.

In cosa consiste il trattamento ortopedico?
Nel caso si trattasse di una frattura composta si esegue un’immobilizzazione brachio-metacarpale per circa tre settimane, mentre per le fratture scomposte si effettua una operazione chirurgica in cui si sintetizza il capitello radiale con delle piccole viti o con il filo di Kirschner.

Per le fratture scomposte nei bambini si tenta sempre di evitare l’operazione.

Le fratture dell’olecrano. 
Sono delle fratture frequenti in età adulta, il meccanismo patogenetico può essere dato da cadute a impatto diretto a terra del gomito in posizione flessa, oppure per trauma indiretto, ossia con caduta a terra con impatto sul polso a gomito esteso.

Quali sono i sintomi di questa frattura?
I sintomi principali sono:

In consa consiste il trattamento ortopedico?
Il trattamento ortopedico per le fratture composte consiste in un’immobilizzazione che a seconda della gravità del trauma oscilla tra i 20 giorni e un mese, nel caso di frattura scomposta è necessario un intervento chirurgico che per mezzo di una vite sintetizzi i margini ossei che si sono distanziati con il trauma.

La fisioterapia per le fratture di gomito

La fisioterapia per le fratture di gomito, nonostante sia costituita da tecniche di mobilizzazioni e tempistiche differenti a seconda del tipo di lesione ossea e del paziente, segue degli step ben specifici che potrai leggere qui sotto:

1 step: ha l’obbiettivo di ridurre il dolore, ridurre l’edema e l’ematoma.
Per raggiungere questo scopo si applica del linfodrenaggio manuale spesso integrato con mezzi fisici come tecarterapia e laserterapia.
Alcuni device di criocompressione sembrano dare ottimi risultati in questa fase.

2 step: ha l’obbiettivo di recuperare la mobilità.
A seconda dell’osso che è stato lesionato si dovranno recuperare movimenti specifici con tecniche adeguate.
In questa fase la qualità del Centro di Fisioterapia a cui ci si affida è fondamentale: le tecniche manuali che vengono praticate, l’intensità con cui il fisioterapista le applica, il dosaggio degli esercizi e le autoposture che vengono indicate al paziente, sono tutti elementi che determinano non il tempo di recupero ma la buona qualità del recupero finale, che in un’articolazione come il gomito non è sempre semplice da raggiungere.

3 step: una volta drenati i tessuti, ridotto il dolore, e migliorata la mobilità occorre iniziare a recuperare la completa funzionalità dell’articolazione.
In questa fase l’esercizio attivo, a corpo libero e con ausili sarà l’elemento protagonista.

 

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