Il ginocchio è l'articolazione più grande del corpo umano, e collega la coscia alla gamba. La superficialità dei suoi reperi anatomici come la rotula, e i margini ossei del femore, della tibia e del perone ci danno un’idea di come si articolino queste superfici tra loro.
È un'articolazione importantissima, senza la quale non sarebbe possibile effettuare la dinamica del passo o salire le scale. Nel corso di questo articolo parleremo del ginocchio, e in particolare delle fratture più comuni che può subire questa articolazione e di come la fisioterapia e la chirurgia contribuiscono alla loro guarigione. Buona lettura
Il ginocchio in anatomia è considerata un'unica struttura costituita da 3 margini ossei:
Queste tre strutture si organizzano tra loro dando luogo a due articolazioni funzionali:
Questa articolazione è stabilizzata da una capsula articolare e da un'importante rete di legamenti:
Li avrai sicuramente già sentiti nominare, i menischi sono due uno mediale e un altro laterale poggiano sul piatto tibiale. Sono costituiti da tessuto connettivo fibroso e hanno il compito di ammortizzare il carico tra tibia e femore.
I muscoli che fanno muovere il ginocchio sono molti, di seguito te ne elenchiamo alcuni:
Le fratture del ginocchio possono essere catalogate in 4 grandi gruppi:
Prima di entrare nello specifico di ogni gruppo, ti diamo alcune informazioni che riguardano tutte e tre le categorie.
Come vengono diagnosticate le fratture di ginocchio? Come per ogni frattura ossea, all’anamnesi, all’esame obbiettivo, ai test clinici e palpatori segue la visione degli esami diagnostici. L’esame che viene sempre prescritto quando si ha un sospetto di frattura è la radiografia, chiamata anche RX.
Nel caso in cui il medico volesse fare delle indagini più specifiche prescrive la risonanza magnetica, che permette di vedere non solo il tessuto osseo, ma anche tutti gli altri tessuti molli presenti come muscoli, vasi sanguigni, nervi, legamenti e tendini.
Ogni frattura di ginocchio ha la sua unicità in funzione di diversi fattori come:
Ma allo stesso tempo tutte le fratture di ginocchio hanno in comune i seguenti sintomi:
Inoltre se si trattasse di fratture composte segue quasi sempre un trattamento conservativo con immobilizzazione e ciclo fisioterapico, mentre se si trattasse di fratture scomposte è molto probabile che si possa optare per un’operazione chirurgica in cui si sintetizzino i frammenti ossei al fine di ristabilire una calcificazione il più possibile prossima alla normale fisiologia articolare.
Queste fratture sono provocate quasi sempre da un forte trauma diretto, che molto spesso dà luogo a fratture trasverse, hanno un’alta incidenza nell’età adulta. In ordine crescente di gravità le fratture rotulee possono essere:
Trattamento sempre conservativo (immobilizzazione e fisioterapia)
In ordine di incidenza, le fratture del piatto tibiale sono:
Frattura del condilo (o “emipiatto”) esterno
Frattura del condilo (o “emipiatto”) interno
Frattura di entrambi i condili, detta anche frattura bicondiloidea.
Il meccanismo traumatico è quasi sempre di origine indiretta, per una compressione del condilo femorale sul piatto tibiale omolaterale (dello stesso lato). Le fratture del piatto tibiale avvengono spesso a seguito di cadute da cavallo o dalla moto.
Solitamente il trattamento è conservativo, immobilizzazione e fisioterapia, ad eccezione dei casi in cui si ha un’importante frattura scomposta. Nei casi in cui è indicato il trattamento conservativo, l’immobilizzazione passa dalle 4 alle 6 settimane circa, dopo di che si procede con il percorso terapeutico che dura minimo 60 giorni. Rientrano in questo gruppo anche le fratture delle creste del piatto tibiale, che sono rare ma non eccezionali.
Si verificano molto spesso in concomitanza con la lesione del legamento crociato anteriore e/o posteriore, il trattamento è quasi sempre incruento.
Si dividono in fratture sovracondiloidee e fratture condiloidee, le prime sono meno frequenti delle seconde:
I meccanismi lesivi sono rappresentati da importanti sollecitazioni in varismo, in valgismo o per cadute dall’alto. Nel caso di operazione chirurgica l’immobilizzazione è di almeno un mese con un gesso femoro-podalico.
La fisioterapia in questo tipo di condizioni può essere di due tipi:
Fisioterapia di tipo conservativo
Fisioterapia correlata ad un’operazione, il cui ciclo è suddiviso in due tempi: preoperatorio e postoperatorio.
In entrambi i casi l’obbiettivo rimane il recupero del movimento articolare, e della deambulazione. Logicamente nel caso di fratture che necessitano di intervento chirurgico i tempi del percorso riabilitativo sono maggiori, e non sempre è possibile raggiungere un recupero totale.
Si applicano in ogni terapia:
I tempi del ciclo fisioterapico variano molto in base a diversi fattori:
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