Le protesi d’anca sono tra gli interventi ortopedici più frequenti nella popolazione over 60.
A queste ed altre domande risponderemo nel corso di questo articolo, al fine di chiarire i tuoi dubbi e darti qualche informazione in più oltre a quelle che già conosci.
Buona lettura ☺
Per trattare un argomento come quello delle protesi dell’anca non possiamo non dare un quadro generale sull’anatomia di questa articolazione.
In ambito medico l’anca, è nota anche con il nome di “articolazione coxo-femorale”.
Sappiamo che funge da collegamento tra l’arto inferiore e il bacino, ed è costituita da due facce articolari:
L’anca è avvolta da una capsula molto robusta, e la sua rete legamentosa è formata da quattro importanti legamenti:
Apparato muscolare dell’anca
I muscoli dell’anca in base alla loro disposizione anatomica sono classificati in due diversi gruppi:
Le protesi di anca sono la sostituzione di uno o di entrambi gli elementi ossei dell’articolazione.
In base a ciò che viene sostituito si distinguono le artroprotesi dalle endoprotesi:
Da cosa sono costituite le protesi d’anca?
Le protesi sono formate da uno stelo femorale in titanio e una coppa che è in sostituzione del cotile.
Gli accessi chirurgici utilizzati per l’impianto della protesi sono 2: quello antero-laterale e quello posteriore.
Tra questi il più utilizzato è quello laterale, ritenuto più sicuro dell’altro che invece comporta il rischio di poter prendere il nervo sciatico.
Questo tipo di intervento lascia sulla coscia una cicatrice di 15 - 20 cm, che deve essere pulita e medicata dal personale medico dell’Ospedale.
I punti saranno rimossi massimo entro due settimane dall’intervento.
Nei primi tre giorni dalla ferita, opportunamente coperta con i cerotti, uscirà il tubo di drenaggio per svuotare l’articolazione dal versamento di sangue che può presentarsi nell’immediato post-operatorio.
Lo stelo femorale e la coppa cotiloidea si ancorano all’osso con particolari collanti che assomigliano al cemento oppure con sostante osteo-conduttrici, tipo l’idrossiapatite di calcio che stimolano l’osso a formarsi attorno all’elemento impiantato.
Le protesi d’anca si impiantano quando la condizione anatomica è talmente degenerata che è impossibile poterla migliorare con metodi conservativi.
Questo succede in condizioni di artrosi grave, oppure di fratture che comportano la necrosi della testa femorale, in quest’ultimo caso l’intervento deve avvenire in maniera tempestiva.
I rischi per l’intervento di protesi di anca non presentano eventi particolari, sono quelli generici per ogni tipo di intervento chirurgico sotto anestesia.
Quali sono le complicanze dell’intervento?
Le complicanze sono varie, ma di queste tre sono le principali: la TVP, la lussazione della protesi e la formazione di calcificazioni.
Data l’entità dell’operazione occorre far presente che i tempi di recupero non sono brevi, si tratta di:
Il titolo del paragrafo è incentrato sulla riabilitazione che si esegue dopo l’intervento ma ci teniamo a far presente che anche durante la fase preoperatoria la fisioterapia è molto importante.
In questa fase ha l’obbiettivo di:
Ed ora passiamo alla riabilitazione post-operatoria che ha l’obbiettivo di far recuperare la maggiore funzionalità possibile all’anca.
Ogni seduta sarà caratterizzata da:
Nel primo periodo il trattamento sarà per lo più passivo, a carico del fisioterapista il quale si preoccuperà di trattare le aderenze connettivali legate alla cicatrice e di mobilizzare cautamente l’articolazione entro i range stabiliti.
Una terapia molto consigliata è la idrokinesiterapia, terapia in acqua che grazie all'effetto del galleggiamento alleggerisce il peso del paziente e permette un lavoro scarico di peso molto efficace.
Già in questa fase il paziente esegue esercizi, soprattutto isometrici ovviamente, di rinforzo del muscolo quadricipite e dei glutei che saranno indispensabili per la ripresa della deambulazione.
Il rinforzo muscolare in molti casi è incentivato dall’utilizzo dell’elettrostimolatore.
I primi giorni dopo l’intervento il paziente camminerà con l’ausilio del deambulatore, poi con il passare del tempo al deambulatore si sostituiranno le stampelle fino a raggiungere il carico totale.
Quando l’ortopedico autorizzerà al carico completo, il fisioterapista sarà messo nelle condizioni di poter perfezionare la dinamica del passo del paziente e di poter impostare in training di esercizi per il recupero della funzionalità dell’anca e delle prestazioni fisiche, in modo che il paziente sia in grado di sostenere anche lunghe passeggiate.
In questo percorso riabilitativo è importante il trattamento della colonna, in particolare del tratto lombare, soprattutto se il paziente negli ultimi anni prima dell’operazione ha zoppicato.
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