Data pubblicazione: 30/08/2018
Ultimo aggiornamento: 15/07/2020
Dai pazienti con problematiche relative alla spalla le domande che spesso mi vengono rivolte sono:
La rigidità di spalla o il dolore possono avere molte cause, pertanto prima di rispondere consigliamo una diagnosi clinica, alla quale seguirà la nostra diagnosi funzionale e ... come si valuta si lavora!
Dai pazienti con problematiche relative alla spalla le domande che spesso mi vengono rivolte sono:
La rigidità di spalla o il dolore possono avere molte cause, pertanto prima di rispondere consigliamo una diagnosi clinica, alla quale seguirà la nostra diagnosi funzionale e ... come si valuta si lavora!
L'articolazone Scapolo Omerale presenta le seguenti generalità:
I muscoli statici a livello della Scapolo Omerale sono:
Coraco Brachiale: muscolo biarticolare, effettua la flessione del gomito e rotazione esterna dell'avambraccio; l'inserzione prossimale "carica la spalla" contribuendo con il piccolo pettorale all'atteggiamenton in arrotolamento.
Sopraspinoso: contribuisce alla retrazione del trapezio superiore, dando l'atteggiamento delle braccia abdotte.
Deltoide: sul tratto medio ha fibre pù toniche (tende ad irrigidirsi); sul tratto anteriore e posteriore può essere considerato più dinamico.
Sottoscapolare: è un muscolo profondo, fibroso e con decorso piriforme, quindi fortemente statico. In più aderisce alla capsula articolare dell'articolazione (si può considerare il freno della lussazione). E' il muscolo chiave della spalla congelata; come muscolo arcaico, permette di aggrapparsi poichè da adduttore, con omero atteggiato a 90° fissa la testa dell'omero alla glenoide (coaptazione).
Gran Pettorale: presenta porzioni: superiore, trasverale, inferiore; nella realtà la porzione del gran pettorale sulla clavicola è antigravitaria, è responsabile della sospensione dell'omero.
Tutti gli altri muscoli sono dinamici: Sottospinoso, Grande e Piccolo Rotondo, Gran Dorsale, Gran Pettorale Profondo.
Anche dall'analisi sui piano dello spazio si deduce che nell'articolazione Scapolo Omperale c'è:
Supremazia della Flessione (che in fisiopatologia si manifesta con la spalla scollata o caricata).
Supremazia dell'Adduzione: la stazione eretta ci fa creare l'accorciamento fisiologico di questi muscoli (arto superiore addotto). In patologia si trova anche il sollevamento dell'omero per deficit degli abduttori.
Supremazia della Rotazione interna: è una rotazione pura.
La spalla è quasi esclusivamente sottesa da muscoli adduttori e rotatori interni.
Nel momento in cui uno qualunque di detti muscoli si retrae, anche tutto l'insieme seguirà la stessa sorte.
La lunghezza raggiunta non è però, mai resa spontaneamente.
Senza un intervento correttivo, questo accorciamento non farà altro che accrescersi e rinforzarsi, per essere infine fissato dal muscolo sottoscapolare, monoarticolare, adduttore, rotatore interno che contribuisce a fissare la scapola alla gabbia toracica (assieme al gran dorsale e ai romboidi) ed aderisce intimamente alla capusla dell'articolazione scapolo omerale.
Le cause sono molteplici, solitamente le persone ricorrono alla visita specialistica ortopedica e, se non si riscontra una indicazione alla chirurgia, alle infiltrazioni o agli antifiammatori (FANS) per i quali molti subiscono effetti collaterali, si ricorre alla fisioterapia ... ma cosa fare è ancora oggi poco chiaro, i pazienti si tramandano esperienze personali (il passaparola), i medici spesso non sono abbastanza informati per indicare le strategie terapeutiche più adeguate.
In questo ambito siamo noi fisioterapisti che dobbiamo fare da "informatori non farmaceutici" su come risolvere un problema così fortemente limitante come quello di una spalla dolorosa o rigida (impigment o dolore sub-acromiale, capsulite adesiva o spalla congelata, esiti di immobilizzazione da fratture, traumi diretti o indiretti, etc.).
Diverso è il caso di una spalla operata per grandi patologie come lesioni tendinee e legamentose (lesione della cuffia dei rotatori, protesi inversa, tendinite calcifica, intervento per lussazione/instabilità, etc.) dove il chirurgo dovrebbe subito dare indicazioni, in particolare all'idrokinesiterapia che, a seconda dei casi, può essere integrata con la terapia manuale a "secco".
L'idrokinesiterapia va iniziata precocemente.
Spesso con l'immobilità o le infiammazioni si instaurano retrazioni fibrose che generano dolore alla mobilizzazione e conseguente perdita di forza.
Se la terapia in acqua viene cominciata precocemente (ad esempio dalla terza settiamana di immobilizzazione post-chirurgica), si guadagna tempo nel recupero e si soffre meno, le manovre manuali effettuate dal fisioterapista specializzato in idrokinesiterapia sono facilitate dalla resistenza idrodinamica e/o dalla spinta idrostatica, vengono sempre effettuate con l'integrazione dinamica da parte del paziente (attivamente!); si ha la sensazione di essere coccolati e non "aggrediti", si lavora in globalità ovvero si ha la possibilità di intervenire su più aree terapeutiche simultaneamente, ad esempio sul dolore, sulla propriocettività, sul recupero articolare (ROM) e sul deficit di forza con semplici varianti nella modalità di esecuzione da parte del fisioterapista o del paziente o richieste al paziente stesso (questo tipo di approccio metodologico è del Metodo A.S.P. - Approccio Sequenziale e Propedeutico diffuso dall'ANIK Associazione Nazionale Idrokinesiterapisti www.anik.it).
La temperatura, il rilassamento globale, l'ambiente microgravitario contribuiscono a facilitare il compito, ma la terapia va effettuata individualmente, se una spalla è rigida fuori dall'acqua non serve immergersi per vederla rimuovere spontaneamente o su comando, è un'illusione!
Per fare idrokinesiterapia non è necessario saper nuotare (ed il nuoto non è una indicazione terapeutica!), il fisioterapista può avvalersi di ausili galleggianti ben posizionati nel caso in cui il paziente debba lavorare da supino ed usare una manualità idonea a dare sicurezza: questa posizione sarà utile per eseguire manovre di mobilizzazione attiva e passiva con l'ausilio della resistenza idrodinamica o per permettere al fisioterapista di mobilizzare l'articolazione scapolo omerale o per allentare le retrazioni della catena muscolare anterire-interna o del muscolo sottoscapolare.
Altri esercizi terapeutici si effettuano in posizione verticale sempre con le correrzioni manuali del fisioterapista e con le facilitazioni della spinta idrostatica; questa posizione ci faciliterà il recupero dell'abduzione e dell'elevazione (fino a 90 gradi), della rotazione esterna ed interna.
La posizione prona, sempre effettuata con il sostegno del fisioterapista o degli ausili galleggianti, sarà utile per liberare la spalla dalle retrazioni antero-interne e completare l'abduzione.
Si possono sfruttare altre posizioni (seduta, semiaccucciata etc, ma non è il caso di allungare troppo il brodo con le descrizioni).
Ogni assetto terapeutico che propone il fisioterapista ha uno scopo ben preciso e si adatta alle capacità del paziente che lavoreà sempre in sicurezza.
Quando si parla di idrokinesiterapia non si può pensare di "bagnare" le consuete tecniche riabilitative svolte a "secco", in quanto l'apparato osteo-mio-articolare e quello neurologico si comportano in acqua in modo diverso rispetto a quando il paziente si trova a terra (in presenza di gravità).
E' stato necessario dunque improntare una tecnica nuova che tenesse conto principalmente delle proprietà fisiche dell'acqua e della situazione morfofunzionale del soggetto.
L'Approccio Sequenziale e Propedeutico (A.S.P.) si basa sulla successione graduale e propedeutica di diverse sequenze motorie e sull'applicazione delle leggi fisiche dei corpi in immersione in relazione alla biomeccanica, al quadro clinico ed alla condizione del paziente.
Secondo i nostri criteri e la nostra esperienza, non si devono proporre sequenze di lavoro troppo difficili, nè troppo semplici rispetto alla capacità del soggetto.
Il Metodo A.S.P. utilizza le facilitazioni, ma anche le difficoltà crescenti che l'acqua con le sue proprietà fisiche ci offre e parte dalla realizzazione di esercizi terapeutici più facili verso altri sempre più difficili.
Dall'integrazione dei vari esercizi terapeutici nascono poi le varie sequenze di lavoro, naturalmente da adattare ai singoli pazienti.
Quindi il Metodo A.S.P. come modalità riabilitativa di supporto alle altre metodiche effettuate a secco permette di lavorare in un ambiente dall'apparenza non sanitario (la piscina) sfruttando le proprietà fisiche dell'acqua, le conoscenze biomeccaniche ed i principi neuromotori.
Si comprende come per rispondere alle tante domande si deve dedicare molto tempo ad informare colleghi medici, fisioterapisti e pazienti.
L'idrokinesiterapia in problemi complessi come la spalla dolorosa o rigida non può essere confusa con generiche attività di gruppo o di balneazione, può essere integrata con altre terapie manuali o strumentali, come ad esempio la tecarterapia, valutando durante il percorso terapeutico la necessità, si possono anche realizzare esercizi per conto proprio ma solo se ben impartiti da un fisioterapista ed in una fase di "svezzamento" dal lavoro individuale.
Il dolore normalmente viene controllato già durante l'esecuzione della seduta, non si esce mai dalla vasca con il dolore accentuato ma con una sensazione di maggior libertà.
L'obiettivo della riabilitazione precoce in acqua è garantire il prima possibile l'autonomia (vestirsi, lavarsi, guidare l'auto, etc.) quindi è un approccio funzionale, mentre l'eventuale integrazione con la terapia manuale a "secco" servirà per quei casi in cui il recupero dovrà essere più analitico o in relazione alla postura.
L'idrokinesiterapia con le sue grandi potenzialità va effettuata precocemente e non contraddice le indicazioni che normalmente vengono date per la terapia manuale, dall'osteopata, posturale o strumentale ma spesso ne facilita il compito, permette di soffrire meno, dedicare meno tempo alle sedute e tornare ad essere autonomi il prima possibile.
L'idrokinesiterapia consente di cominciare rapidamente il recupero della spalla dolorosa o rigida (particolarmente nel post-operatorio) senza andare in conflitto con le proscrizioni del chirurgo ortopedico, come ad esempio l'evitare movimenti in abduzione, movimenti di trazione o con resistenze.
Oggi sempre più persone scoprono il beneficio dell'idrokinesiterapia e le maggiori strutture riabilitative investono sulla formazione del proprio personale, e non dimentichiamo di sottolineare che non va considerata nè una moda nè una terapia a se stante, ma vista come valida proposta terapeutica capace di integrarsi con altre metodologie.
Fisioterapista
Il Dott. Cavuoto è specializzato in: