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Tasso di occupazione dei neolaureati in fisioterapia

Data pubblicazione: 31/05/2017
Ultimo aggiornamento: 21/10/2019

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Introduzione - Tasso di occupazione dei neolaureati in fisioterapia

Se al giorno d'oggi c'è un'occupazione gettonata, questa è proprio il fisioterapista! Se c'è una laurea che in Italia offre concrete possibilità di lavoro, questa è proprio la laurea in fisioterapia!

Secondo le proiezioni statistiche più recenti della XVI Indagine sulla Condizione Occupazionale dei Laureati effettuata nel 2013 dal Consorzio Interuniversitario di Bologna Almalaurea, non solo il gruppo delle professioni sanitarie si conferma leader con il tasso di occupazione più alto che supera l'80%, contro il 35% circa degli altri laureati, ma tra questi in pole position ci sono proprio loro, i fisioterapisti! In particolare, i dati rivelano che quasi tutti trovano lavoro entro un anno dalla laurea e comunque con certezza entro i primi tre anni dal conseguimento del diploma. Ecco perché si assiste ad un vero boom di diplomati che vanno all'arrembaggio dei corsi triennali delle professioni sanitarie: l'occupazione post laurea è praticamente una garanzia.

L'invecchiamento della popolazione, il conseguente aumento della richiesta di assistenza sanitaria e il dilagare del culto del corpo, sono solo alcuni tra i motivi che determinano la forte richiesta dei fisioterapisti che, a fronte di queste ed altre esigenze, trovano sbocchi lavorativi in ambito ospedaliero, nelle residenze sanitarie assistenziali, negli ambulatori di medicina specialistica e sportiva, nei centri di riabilitazione, presso i servizi residenziali, nelle strutture per persone disabili ed anziane e, ovviamente, nella libera professione.

A ragion del vero, va comunque detto che, per quanto i 40.000 fisioterapisti e gli altri operatori sanitari siano quelli che meno risentono della crisi economica che si è abbattuta sull'Italia, anche dal punto di vista della retribuzione, che si attesta tra le più alte, emergono alcuni fattori di contrazione: il calo degli iscritti,  una pur leggera diminuzione degli occupati dell'ultimo triennio e il conseguente esubero di circa 5.000 unità dei 15.000 laureati ogni anno. Se la flessione delle iscrizioni ai corsi delle professioni sanitarie ha visto 85.000 domande per il 2014, a fronte delle 101.865 del 2013, con un calo del 16% rispetto all'anno scorso, è pur vero che queste superano comunque di molto i posti disponibili nelle università pubbliche, che sono solamente 25.540, di cui soltanto 2.198 destinati ai corsi in fisioterapia, come stabilito dal Decreto Ministeriale 1 luglio n. 258, numero che è rimasto più o meno invariato nell'ultimo triennio.

Le cause di queste limitazioni possono andare ricercate nella recessione economica, nel blocco delle assunzioni nel sistema sanitario nazionale, nelle riorganizzazioni delle strutture ospedaliere, nel taglio delle risorse alla sanità, nel diffondersi del day hospital, nel sopravvalutare, in qualche caso, anche il reale fabbisogno di queste figure professionali specializzate. Altro aspetto contraddittorio è la netta differenza del tasso di occupazione a livello regionale tra Nord e Sud. Al Nord trovano lavoro quasi il 100% dei laureati del comparto facente parte delle professioni sanitarie, il Centro si attesta intorno all'80% e al Sud si scende fino al 75%. In testa si trova la regione Piemonte, mentre il fanalino di coda è rappresentato dalla Calabria. Contrazioni, contraddizioni, differenze ed esuberi a parte, qualcuno riesce ad indovinare la professione sanitaria che, malgrado tutto, continua a resistere meglio delle altre?

Introduzione - Tasso di occupazione dei neolaureati in fisioterapia

Se al giorno d'oggi c'è un'occupazione gettonata, questa è proprio il fisioterapista! Se c'è una laurea che in Italia offre concrete possibilità di lavoro, questa è proprio la laurea in fisioterapia!

Secondo le proiezioni statistiche più recenti della XVI Indagine sulla Condizione Occupazionale dei Laureati effettuata nel 2013 dal Consorzio Interuniversitario di Bologna Almalaurea, non solo il gruppo delle professioni sanitarie si conferma leader con il tasso di occupazione più alto che supera l'80%, contro il 35% circa degli altri laureati, ma tra questi in pole position ci sono proprio loro, i fisioterapisti! In particolare, i dati rivelano che quasi tutti trovano lavoro entro un anno dalla laurea e comunque con certezza entro i primi tre anni dal conseguimento del diploma. Ecco perché si assiste ad un vero boom di diplomati che vanno all'arrembaggio dei corsi triennali delle professioni sanitarie: l'occupazione post laurea è praticamente una garanzia.

L'invecchiamento della popolazione, il conseguente aumento della richiesta di assistenza sanitaria e il dilagare del culto del corpo, sono solo alcuni tra i motivi che determinano la forte richiesta dei fisioterapisti che, a fronte di queste ed altre esigenze, trovano sbocchi lavorativi in ambito ospedaliero, nelle residenze sanitarie assistenziali, negli ambulatori di medicina specialistica e sportiva, nei centri di riabilitazione, presso i servizi residenziali, nelle strutture per persone disabili ed anziane e, ovviamente, nella libera professione.

A ragion del vero, va comunque detto che, per quanto i 40.000 fisioterapisti e gli altri operatori sanitari siano quelli che meno risentono della crisi economica che si è abbattuta sull'Italia, anche dal punto di vista della retribuzione, che si attesta tra le più alte, emergono alcuni fattori di contrazione: il calo degli iscritti,  una pur leggera diminuzione degli occupati dell'ultimo triennio e il conseguente esubero di circa 5.000 unità dei 15.000 laureati ogni anno. Se la flessione delle iscrizioni ai corsi delle professioni sanitarie ha visto 85.000 domande per il 2014, a fronte delle 101.865 del 2013, con un calo del 16% rispetto all'anno scorso, è pur vero che queste superano comunque di molto i posti disponibili nelle università pubbliche, che sono solamente 25.540, di cui soltanto 2.198 destinati ai corsi in fisioterapia, come stabilito dal Decreto Ministeriale 1 luglio n. 258, numero che è rimasto più o meno invariato nell'ultimo triennio.

Le cause di queste limitazioni possono andare ricercate nella recessione economica, nel blocco delle assunzioni nel sistema sanitario nazionale, nelle riorganizzazioni delle strutture ospedaliere, nel taglio delle risorse alla sanità, nel diffondersi del day hospital, nel sopravvalutare, in qualche caso, anche il reale fabbisogno di queste figure professionali specializzate. Altro aspetto contraddittorio è la netta differenza del tasso di occupazione a livello regionale tra Nord e Sud. Al Nord trovano lavoro quasi il 100% dei laureati del comparto facente parte delle professioni sanitarie, il Centro si attesta intorno all'80% e al Sud si scende fino al 75%. In testa si trova la regione Piemonte, mentre il fanalino di coda è rappresentato dalla Calabria. Contrazioni, contraddizioni, differenze ed esuberi a parte, qualcuno riesce ad indovinare la professione sanitaria che, malgrado tutto, continua a resistere meglio delle altre?

Autori

Luca Luciani

Dott.re in Fisioterapia

Fisioterapista, Imprenditore nel settore sanitario e Business Coach.

Dopo la laurea in fisioterapia, ha approfondito le sue conoscenze studiando osteopatia e terapia manuale. Si è specializzato frequentando i corsi di:

  • Maitland,
  • Cyriax,
  • Mulligan,
  • McKenzie,
  • Neurodynamic Solutions.

Ha frequentato aule con docenti internazionali come:

  • Jill Cook,
  • Michael Shacklock,
  • Gwen Jull,
  • Paul Hodges della University of Queensland
  • Shirley Sahrmann della Washington University di S. Louis.

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