Data pubblicazione: 28/01/2020
Ultimo aggiornamento: 29/01/2020
Il bendaggio funzionale è una tecnica di immobilizzazione parziale, caratterizzata dalla possibilità di consentire un buon livello di mobilità funzionale rispetto a una completa immobilizzazione.
È utilizzato per trattare traumi acuti e patologie legamentose, tendinee e muscolari. Usando un'opportuna combinazione di bende adesive estensibili e inestensibili, è possibile bendare singole strutture muscolo-tendinee e legamentose in maniera isolata, senza però limitare eccessivamente i naturali movimenti articolar del paziente.
Un bendaggio funzionale su caviglia, spalla e ginocchio presenta ad esempio il vantaggio di evitare gli effetti secondari di una totale immobilizzazione: i principali effetti secondari sono l’atrofia muscolare da non contrazione, la rigidità capsulare e articolare da non movimento, le lesioni cutanee se il bendaggio risulta essere troppo compressivo e stretto, le algodistrofie (come la sindrome di Sudek) e persino ad un aumento del rischio di sviluppare una trombosi profonda.
Questi sono i motivi per cui una immobilizzazione totale dovrebbe essere applicata solo per il trattamento di patologie molto gravi che richiedono un bendaggio strutturale contenitivo atto al recupero dei tessuti lesionati.
Il bendaggio funzionale è una tecnica di immobilizzazione parziale, caratterizzata dalla possibilità di consentire un buon livello di mobilità funzionale rispetto a una completa immobilizzazione.
È utilizzato per trattare traumi acuti e patologie legamentose, tendinee e muscolari. Usando un'opportuna combinazione di bende adesive estensibili e inestensibili, è possibile bendare singole strutture muscolo-tendinee e legamentose in maniera isolata, senza però limitare eccessivamente i naturali movimenti articolar del paziente.
Un bendaggio funzionale su caviglia, spalla e ginocchio presenta ad esempio il vantaggio di evitare gli effetti secondari di una totale immobilizzazione: i principali effetti secondari sono l’atrofia muscolare da non contrazione, la rigidità capsulare e articolare da non movimento, le lesioni cutanee se il bendaggio risulta essere troppo compressivo e stretto, le algodistrofie (come la sindrome di Sudek) e persino ad un aumento del rischio di sviluppare una trombosi profonda.
Questi sono i motivi per cui una immobilizzazione totale dovrebbe essere applicata solo per il trattamento di patologie molto gravi che richiedono un bendaggio strutturale contenitivo atto al recupero dei tessuti lesionati.
La maggior parte delle lesioni legamentose, tendinee o muscolari sono traumatiche e di entità lieve o moderata: per questo genere di infortuni, il bendaggio funzionale rappresenta la più importante tecnica riabilitativa da utilizzare nella fase immediatamente successiva al trauma, in quanto garantisce uno stimolo contenitivo che promuove una corretta guarigione del tessuto lesionato.
I bendaggi funzionali possono essere utilizzati per obiettivi di cura, di riabilitazione e di prevenzione, anche se esistono alcune differenze di base tra di loro.
Nelle patologie gravi trattate con immobilizzazione totale, il bendaggio funzionale viene applicato quando è stato tolto il supporto che immobilizzava completamente la parte trattata.
In questo caso, l’obiettivo principale è evitare eventuali traumi fino a quando i tessuti non sono completamente rigenerati. Il bendaggio terapeutico funzionale consente di mettere i tessuti lesi in una posizione ridotta o accorciata, diminuendo così la pressione sugli stessi. Questa tecnica permette di evitare eccessive sollecitazioni e traumi sul tessuto lesionato e limitare movimenti eccessivi che possano ostacolare la sua riparazione, salvaguardando il processo di guarigione e stimolando in maniera efficace il fenomeno di cicatrizzazione.
Risulta inoltre molto utile come rinforzo ulteriore dei tessuti che presentano una tenuta di base ridotta a seguito di lesioni importanti: in questi casi, il bendaggio terapeutico funzionale dovrà essere calibrato per supportare il tessuti lesionato ma al tempo stesso consentire una mobilità sufficiente.
Il bendaggio funzionale risulta estremamente utile per prevenire ricadute e recidive, fenomeni di cronicizzazione e di sviluppo di instabilità cronica.
I tessuti supportati dal bendaggio mantengono una posizione neutra, per consentire al tessuto bendato il movimento più funzionale e fisiologico possibile, senza correggere, quindi, la loro posizione naturale. Lo scopo di questo tipo di bendaggio è quello di evitare posizioni o movimenti estremi che possano danneggiare i tessuti indeboliti da lesioni precedenti. Il bendaggio funzionale preventivo consente la massima mobilità funzionale e assicura allo stesso tempo la migliore stabilità dell'articolazione.
Non si dovrebbe abusare di bendaggi funzionali a scopo preventivo: questa tecnica è mirata al supporto del tessuto in un momento di difficoltà, ma non sostituisce le naturali capacità di controllo motorio del nostro corpo. Un programma di esercizi di rinforzo muscolare, propriocezione e controllo neuromotorio personalizzato e indicato dal fisioterapista permette di raggiungere una ottimale stabilità articolare e tenuta muscolo-tendinea senza abusare di supporti esterni come il bendaggio funzionale, che se usati per troppo tempo portano ad un impoverimento degli stimoli che arrivano al tessuto indebolito e, di conseguenza, un suo ulteriore indebolimento.
Come abbiamo detto, i bendaggi funzionali mettono l'arto in una posizione di riposo che sia antalgica e che richieda il minor sforzo possibile ai tessuti indeboliti o lesionati: in questo modo, riducendo in maniera controllata la mobilità articolare, vengono accelerati i naturati processi di guarigione del nostro corpo. Il bendaggio funzionale risulta inoltre molto utile per correggere e supportare deformità o atteggiamenti viziosi, posizionando le articolazioni in una posizione più fisiologica possibile. Allo stesso tempo, facilita il controllo e la riduzione di edemi ed ematomi. Le principali patologie che beneficiano di un bendaggio funzionale correttivo sono:
Vedremo ora come il bendaggio funzionale agisce in diverse patologie: nelle lesioni legamentose, la fasciatura funzionale supporta i legamenti lesionati, migliorando la stabilità articolare a discapito della mobilità; in questo caso, la benda ha lo scopo di evitare la lassità legamentosa e capsulo articolare. Può essere usato in modo sia terapeutico che preventivo.
Nelle patologie tendinee (tendinite, peritendinite o tenosinovite) il bendaggio funzionale deve controllare e modulare il movimento che genera l'infiammazione o la degenerazione del tendine, supportandolo e bloccandolo per evitare i movimenti più ampi e più estremi.
Nelle lesioni muscolari, i bendaggi funzionali vengono utilizzati per evitare un eccessivo ed ulteriore allungamento dei muscoli stirati, per quanto sia molto difficile da raggiungere come obiettivo. Lo stiramento ulteriore del muscolo lesionato viene evitato limitando il movimento delle articolazioni su cui agiscono i muscoli (muscoli bi-articolari). Allo stesso tempo, l’obiettivo più importante del bendaggio funzionale nelle lesioni muscolari è quello di esercitare una pressione organizzata per evitare un eccesso di edema e soprattutto di ematoma (stravaso di sangue): in questo modo, si limita la perdita di sangue dalla ferita muscolare e di conseguenza si migliora la cura del muscolo e si riducono i tempi di recupero e rischio di ricadute.
Il bendaggio funzionale della spalla deve essere eseguito solo quando strettamente necessario, ovvero quando abbiamo una precedente lesione alla spalla , una instabilità articolare che possa andare incontro a lussazione, una lesione dei muscoli che controllano le articolazioni di spalla e braccio.
Il bendaggio svolge anche un'importante funzione di sollievo dal dolore, poiché immobilizzando parzialmente l'articolazione della spalla, previene movimenti e sollecitazioni eccessive che possano aumentare le infiammazioni capsulari ed i dolori articolari o muscolari , previene la cronicizzazione della lesione della spalla, supporta l'area del collo evitando che la muscolatura del collo sviluppi contratture e quindi cervicalgia. In questo caso, il bendaggio funzionale è utile per:
I bendaggi elastici sono comunemente usati nel trattamento di vari disturbi muscoloscheletrici, inclusa l'artrosi di ginocchio. Alcuni pazienti con osteoartrosi di ginocchio che usano il bendaggio funzionale, riportano sollievo dal dolore e diminuzione della sensazione di "cedimento" dell’articolazione e quindi della paura di cadere.
Ad oggi, però, ci sono pochi dati a supporto di questa pratica: teoricamente, tuttavia, il bendaggio funzionale potrebbe migliorare la propriocezione del ginocchio attraverso ulteriori input sensoriali della pelle, che a loro volta possono migliorare la sensazione di stabilità dell’articolazione e quindi portare ad un miglior coordinamento e equilibrio corporeo. In questo caso, il bendaggio funzionale è utile per:
Il bendaggio funzionale è necessario e fondamentale in caso di distorsione alla caviglia per permettere al paziente di iniziare la riabilitazione precocemente ed in totale sicurezza, riducendo i tempi di recupero e la possibilità di recidiva della lesione. In questo caso, la cicatrice che si forma sul legamento lesionato è più resistente ed elastica rispetto a quella che si formerebbe senza il bendaggio, salvaguardando così la corretta stabilità articolare. Il bendaggio funzionale alla caviglia permette tutti i movimenti che non coinvolgono il legamento infortunato, in questo modo l'intera articolazione della caviglia continua a ricevere le giuste informazioni sensoriale e continua ad essere funzionale, minimizzando la perdita di forza e propriocezione e riducendo i tempi di recupero.
Il bendaggio funzionale non deve essere usato per lesioni gravi: infatti, questi ultimi richiedono una completa immobilizzazione e quindi gestione da parte delle opportune figure mediche. I principali casi in cui il bendaggio funzionale può essere controindicato sono:
Esistono diverse tecniche di bendaggio che il fisioterapista può applicare al paziente. Basti pensare ai particolari bendaggi che si utilizzano per il trattamento del linfedema o del lipedema.
Dott.re in Fisioterapia
Fisioterapista, Imprenditore nel settore sanitario e Business Coach.
Dopo la laurea in fisioterapia, ha approfondito le sue conoscenze studiando osteopatia e terapia manuale. Si è specializzato frequentando i corsi di:
Ha frequentato aule con docenti internazionali come: