La riabilitazione dell'artrosi dell'anca

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Introduzione - La riabilitazione dell'artrosi dell'anca

L’artrosi d’anca è una patologia che interessa la cartilagine articolare, cioè quella che ricopre le due zone ossee che vengono a contatto all’interno dell’articolazione.

La cartilagine che protegge l’osso e lo salvaguarda dall’usura, è un tessuto biologico che si nutre principalmente con il liquido che si trova all’interno dell’articolazione (liquido sinoviale).

Cenni di anatomia dell'anca

L’anca, detta anche articolazione coxofemorale è la più grande struttura ossea dello scheletro umano e ha la funzione di congiungere bacino e arti inferiori.

È formata da due facce articolari:

  • l’estremità prossimale del femore, nota anche come “testa femorale”;
  • l’acetabolo, detto anche “cotile”.

È una formazione ossea semisferica costituita dalla fusione delle tre ossa del bacino (Ischio, ileo e pube), circondata da un labbro cartilagineo che ne aumenta l’ampiezza e la cavità al fine di ospitare meglio la testa del femore. L’articolazione è ricoperta da una capsula molto resistente.

Proprio a causa della sua funzionalità è soggetta a continue sollecitazioni e, a lungo andare, può essere protagonista di un processo di usura (artrosi d’anca) più o meno grave che può essere valutato e diagnosticato (tramite un esame RX) in età spesso avanzata e che può causare la perdita della mobilità e dolore, che può presentarsi primariamente nella zona dell’inguine ma anche sulla coscia o addirittura al ginocchio.

La fisioterapia è la sola possibile alternativa alla protesi ma il percorso riabilitativo va iniziato subito. Il fisioterapista è il professionista che affianca il paziente in questo percorso, mettendo in campo tutte le sue conoscenze cliniche.

Cos'è l'artrosi dell'anca

La cartilagine articolare è un tessuto con ottime caratteristiche elastiche, resistente alla pressione e alla trazione, ma purtroppo ha capacità di rigenerazione molto scarse. L’artrosi è una patologia degenerativa che consiste nel danneggiamento progressivo della cartilagine.

Con l’alterazione dello strato cartilagineo, i segmenti ossei delle articolazioni, non avendo più uno strato protettivo entrano in stretto contatto. Il meccanismo reattivo del corpo allo “sfregamento” tra le superfici ossee è la produzione di materiale ulteriore osseo, gli osteofiti, nelle superfici articolari. Gli osteofiti porteranno a una limitazione importante del movimento.

Per combattere proprio tutte queste cause bisogna muoversi e favorire la lubrificazione dell’articolazione e l’elasticità dei tessuti circostanti. Questa articolazione insieme al ginocchio, è la sede più colpita, probabilmente perché sono articolazioni in costante carico, visto che subiscono il peso del nostro corpo.

Si può classificare in due forme principali:

  • Artrosi primaria: sarebbe la forma idiopatica, che inizia in forma prevalente dopo i 60 anni e interessa soprattutto il sesso femminile.
  • Artrosi secondaria: è una forma di artrosi che è stata favorita dalla presenza di un trauma o di una patologia come la displasia dell’anca che avrebbero favorire l’instaurarsi di questa condizione.

Quali sono i sintomi dell'artrosi dell'anca?

Con il passare del tempo il nostro organismo si struttura (fattore intrinseco) inoltre si aggiungono le abitudini di vita come la sedentarietà (fattore estrinseco). Si instaura così una compressione e conseguente minore mobilità dell’articolazione che porta alla diminuzione di cartilagine e che provoca il tipico dolore artrosico.

Per combattere proprio tutte queste cause bisogna muoversi e favorire la lubrificazione dell’articolazione e l’elasticità dei tessuti circostanti, per ripristinare un corretto rapporto tra le componenti articolari e far sì che le superfici ossee non entrino più in stretto contatto tra di loro. Il dolore artrosico si differenzia per la rigidità al mattino e migliora con il movimento. 

Le affermazioni che spesso i pazienti riferiscono sono del tipo:

  • “la mattina quando mi sveglio sono tutto rotto, miglioro piano piano con il movimento”;
  • “ho difficoltà ad alzarmi dal letto per i dolori, poi durante la giornata si placano”.

Una delle caratteristiche del dolore artrosico è proprio la rigidità mattutina: dura circa 15 minuti e tende ad aumentare di durata con l’aggravarsi della malattia, si hanno difficoltà ad effettuare i movimenti con l’anca come se ci fosse una vera e propria limitazione funzionale.

Il dolore articolare in assenza di attività differenzia l’artrosi da altre condizioni. Di conseguenza muoversi poco è il fattore che fa peggiorare l’artrosi, per questo il movimento permette una riduzione del dolore ed un miglioramento.

Nel primo periodo è presente sotto carico e si allevia fino a scomparire durante il riposo. Il dolore è acutizzato duranti i cambi di stato (ad esempio quando si passa da seduto alla posizione eretta), durante movimenti che provocano l’abduzione e la rotazione della testa femorale.

Nelle prime fasi della patologia le abitudini di vita e la fisioterapia possono giocare un ruolo importante. Il paziente nelle giornate di dolore tende a limitare l’attività, sta più seduto, cammina meno. Questo atteggiamento difensivo deve essere limitato nel tempo, non deve assolutamente diventare un’abitudine. Se così fosse i muscoli perderebbero giorno dopo giorno la loro tonicità ma soprattutto la loro capacita di proteggere l’articolazione attraverso l’esecuzione di movimenti corretti.

Tutto questo non riguarda solo nel distretto dell’anca ma tutti i distretti correlati con essa dal punto di vista anatomico e neurologico. Il fisioterapista è la figura sanitaria che può programmare un piano di trattamento specifico per ogni paziente e per ogni situazione clinica. Il movimento è vita e va favorito in ogni modo, ridurre il movimento è utile solo nelle fasi acute ma si deve iniziare un programma di riabilitazione per non peggiorare la situazione e poter mettere in campo tutti gli strumenti per evitare l’intervento di protesi di anca.

Qual'è il decorso di questa patologia?

Il decorso nel caso di artrosi e ancor più per la coxartrosi è molto lento, didatticamente possiamo dividerlo in 3 step:

  • 1 step: è la fase asintomatica dove il danno cartilagineo è agli inizi;
  • 2 step: inizia la fase sintomatica, il dolore non è costante ed è difficile che corrisponda a una posizione o a un movimento ben specifico, tanto che difficilmente induce il paziente a recarsi dall’ortopedico per una visita di controllo.
  • 3 step: fasi sintomatica conclamata. Sono presenti i sintomi che abbiamo descritto nel paragrafo precedente. Si può trovare giovamento con la fisioterapia se si interviene per tempo, mentre per i casi più gravi è necessario effettuare l’operazione chirurgica in cui si sostituisce la superficie ossea degenerata con elementi artificiali.

Come viene diagnosticata l’artrosi d’anca?

La patologia viene diagnosticata nel corso di una visita ortopedica, oltre alla valutazione clinica il medico valuterà i risultati degli esami radiologici (è sufficiente un RX) in cui potrà constatare il grado di degenerazione articolare.

Qual'è il trattamento fisioterapico di elezione per l'artrosi d'anca?

Il trattamento dell’artrosi dell’anca può essere conservativo o chirurgico. Il trattamento conservativo può includere oltre all’idrokinesiterapia anche:

Terapia Manuale

Tecarterapia

Magnetoterapia

Laserterapia

Esercizio Terapeutico

Riabilitazione funzionale

Riabilitazione Propriocettica

Se l’artrosi è in stato molto avanzato si effettua l’intervento di protesi di anca per la quale è indicata da subito la riabilitazione in acqua o idrokinesiterapia di tipo individuale.

L’idrokinesiterapia o fisioterapia in acqua rappresenta, infatti, uno strumento riabilitativo adatto alla cura di patologie traumatiche, ortopediche, sportive, neurologiche e neuromotorie ed è utilizzata per la cura delle patologie vertebrali, per i problemi articolari e muscolari e soprattutto per tutti gli stati post operatori. In questi articoli abbiamo focalizzato l’importanza dell’ Idrokinesiterapia in specifiche patologie e distretti corporei:

✔️Ginocchio

✔️Spalla  

✔️Mal di schiena

La terapia può portare grandissimo giovamento in quanto basata sul movimento in acqua che, sostenendo gran parte del peso del corpo, crea un ambiente microgravitario, favorendo l’esecuzione dei movimenti e un corretto lavoro muscolare grazie anche l’effetto antidolorifico e decontratturante dell’acqua calda.

(Idrokinesiterapia Metodo A.S.P. Approccio Sequenziale e Propedeutico F.Cavuoto; M.A.Mangiarotti ; Edizioni Martina 2016; La Riabilitazione in acqua in ortopedia e traumatologia, cap.8)

Oggi, in molti paesi occidentali, è ampiamente riconosciuta la validità della Idrokinesiterapia individuale nella riabilitazione post-chirurgica; consigliamo di iniziarla il prima possibile a seguito dell’approvazione dell'ortopedico, al fine di rispettare i tempi biologici.

(The Journal of Sport and Anatomy http://www.jsa.press ARTICOLI ORIGINALI | OPEN ACCESS SOTTOPOSTO A PEER REVIEW ; Evidenza scientifica e pratica clinica in idrokinesiterapia: c’è concordanza? Un vaglio della letteratura e un questionario tra gli idrokinesiterapisti italiani; V. Colibazzi, A. Coladonato, M A. Mangiarotti, F. Cavuoto, R. Mollica, M. Magaletti, E. Romanini; Sport and Anatomy Fascicolo 3/4 - 2015, pagine: 102-107; @ Pisa University Press 2015; Pubblicato: 15 gennaio 2016)

Grazie ai vantaggi di questa metodica il trattamento si concentra su cardini fondamentali:

1) Il recupero del ROM (Range Of Motion, il movimento fisiologico che effettua l’articolazione dell’anca) è il principale esito di un intervento chirurgico spesso aggravato da emartro e da aderenze; l'idrokinesiterapia grazie alle leggi fisiche dell'acqua (ad esempio pressione e spinta idrostatica) va simultaneamente incontro a queste problematiche riducendo i tempi di recupero rispetto le terapie a secco.

2) Il riequilibrio delle catene muscolari della gamba (dopo i tempi di immobilità post-operatoria i muscoli che determinano il movimento dell’articolazione perdono la loro lunghezza naturale e la loro forza). Il lavoro di allungamento delle catene muscolari retratte è estremamente facilitato e supportato dall'idrokinesiterapia.

La percezione della tensione è notevolmente ridotta rispetto allo stretching che generalmente è poco amato da chiunque lo pratichi sia a livelli sportivi che riabilitativi.

3) La riabilitazione post-chirurgica viene sempre associata ad un dolore intenso, parametro che con l'idrokinesiterapia si riduce in maniera notevole, così da poter avere un recupero più rapido e più efficace, evitando infiammazioni recidivanti che spesso compaiono a seguito di mobilizzazioni forzate o veloci.

4) Il passaggio dal carico sfiorante al carico progressivo che nell'idrokinesiterapia viene dosato alla perfezione, perchè il fisioterapista, previa valutazione e sotto le direttive del Medico Ortopedico (fondamentale il rispetto dei tempi biologici), programmerà una rimessa in carico progressiva finalizzata al cammino anche in presenza di gravità.

5) L'edema post-chirurgico viene naturalmente drenato grazie alla pressione dell'acqua e la propriocettività simultaneamente esercitata grazie a tecniche di controllo facili da eseguire ma sempre sotto la stretta sorveglianza del fisioterapista.

Altrimenti un’ottima soluzione, soprattutto nelle fasi iniziali dell’artrosi, che permette un notevole miglioramento delle condizioni fisiche è data dalla riabilitazione di gruppo in acqua, idrokinesiterapia di gruppo.

L’idrokinesiterapia di gruppo può essere considerata terapeutica solo se seguita da un Fisioterapista e viene effettuata considerando le particolarità cliniche di ogni singolo partecipante.

È particolarmente indicata in problematiche come l’Artrosi di anca, spondiloartrosi della colonna, ginocchio, caviglia e spalla, si eseguono sia esercizi personalizzati che esercizi più globali che fanno riferimento alle tecniche di rilassamento e mobilità più comunemente usate in ambito riabilitativo anche a secco. L’età non è una controindicazione, anzi chiunque ne potrà beneficiare, persone in sovrappeso, atleti, anziani, non è necessario saper nuotare.

L’ambiente favorevole come l’acqua calda (circa 33 gradi) e la possibilità di ottimizzare risultati già acquisiti da precedenti cure fisioterapiche faranno aumentare l’autonomia e allungare i periodi di benessere psico-fisico.

Come affermava il Prof. Andrew Taylor Still, padre dell’osteopatia: “La vita è movimento, il movimento è vita!”

Come si svolge una seduta di gruppo di idrokinesiterapia e quali sono i suoi vantaggi

I gruppi solitamente sono composti da un massimo di 5 partecipanti in modo che ci sia lo spazio necessario per muoversi liberamente e per permettere al fisioterapista, che si trova in acqua, di eseguire un lavoro di qualità. I gruppi posso essere inoltre eterogenei nei partecipanti perché la parte centrale del lavoro viene personalizzata, ma rimane l’approccio globale che ritroviamo nella parte iniziale e finale della lezione che coinvolge l’intero gruppo.

Seguire un gruppo di riabilitazione in acqua (idrokinesiterapia) ha molti vantaggi:

  • sono eseguiti personalmente da un fisioterapista (meglio se in acqua), che seleziona gli esercizi più idonei per ogni problema di artrosi delle articolazioni più interessate;
  • sfruttando le proprietà fisiche di questo ambiente microgravitario riduce lo sforzo di esecuzione degli esercizi e i risultati si ottengono più rapidamente;
  • l’idrokinesiterapia di gruppo permette di socializzare di più rispetto ad una seduta di fisioterapia individuale, di confrontarsi;
  • l’idrokinesiterapia di gruppo permette di ottimizzare i risultati di precedenti cure individuali, prevenendo le recidive ed allungando i periodi di benessere;
  • l’idrokinesiterapia di gruppo può fare da prevenzione a chiunque volesse continuare le proprie attività sportive o mantenere la propria autonomia nella vita quotidiana;
  • l’idrokinesiterapia di gruppo si adatta bene alle persone anziane e non solo.

La lezione si basa su tre elementi: Movimento, Mobilità articolare ed Elasticità muscolare.

Vengono proposti esercizi mirati ed individualizzati per ognuno secondo un preciso metodo di lavoro, approfondisci il Metodo A.S.P. Idrokinesiterapia qui, ed integrati con esercizi ispirati dal Feldenkrais, grazie al quale possiamo sviluppare una maggiore conoscenza e consapevolezza di noi stessi. 

Partecipare ad un gruppo di fisioterapia in acqua inoltre permette un approccio più globale e non solo focalizzato sul singolo problema, è infatti la singola parte ad influenzare il tutto.

Autori

Fulvio Cavuoto

Fisioterapista

Il Dott. Cavuoto è specializzato in:

  • terapia manuale muscolo scheletrica,
  • rieducazione posturale globale,
  • riabilitazione in acqua,
  • riabilitazione neuromotoria dell’adulto e  del bambino,
  • rieducazione vascolare.