Sintomi in caso di pubalgia cronica o dolore all’ inguine e al testicolo

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Introduzione - Sintomi in caso di pubalgia cronica o dolore all’ inguine e al testicolo

La pubalgia è una delle sindromi dolorose più trattate dai fisioterapisti, soprattutto pazienti che praticano sport da corsa, primo fra tutti è il calcio, seguito dall’atletica leggera, ma anche rugbisti, tennisti e frequentatori di palestre non risultano essere risparmiati. È molto importante riconoscerne subito le cause per poter applicare il trattamento migliore, poiché se la sintomatologia della pubalgia viene sottovalutata, senza curarla, può cronicizzare e portare il paziente a dover subire un intervento chirurgico.

La diagnosi di pubalgia non è semplice, infatti da molti la pubalgia è ritenuta più che una patologia una sindrome poiché è data da diversi fattori. La figura medica di riferimento è l’ortopedico che, mediante l’applicazione di test clinici specifici, l’esame palpatorio e la valutazione di esami diagnostici come ecografia, radiografia e risonanza magnetica riesce ad individuare il fenomeno eziologico.

Gli esami radiologici consentono più di tutti la definizione di un quadro clinico ben preciso, differenziando le lesioni tendinee da quelle a carico del pube.

La fisioterapia si occupa proprio di questo, di supportare le persone, di aiutarle a stare meglio, ti consigliamo vivamente di contattare il centro più vicino a Te.

Pubalgia: cos’è?

Con il termine pubalgia, indichiamo un processo infiammatorio delle inserzioni dei muscoli adduttori della coscia (adduttore lungo, adduttore breve, grande adduttore, piccolo adduttore, gracile, pettineo) e dei muscoli addominali, caratterizzato da dolore riferito a livello della zona inguinale, che può irradiarsi a livello di addome, internocoscia.

L’infiammazione che si istaura è dovuta a dei microtraumi ripetuti e da microlesioni ai tendini dei muscoli interessati, tipici soprattutto di alcuni tipologie di sport: calcio, football, hockey, caratterizzati da movimenti repentini, improvvisi, di torsione e distrazione muscolare.

 

Spesso soffrono di pubalgia anche le donne in gravidanza a causa delle varie modificazioni biomeccaniche che il corpo subisce per adattarsi alla presenza del pancione, e il rilassamento delle strutture legamentose e tendinee grazie alla produzione dell’ormone relaxina che facilita lo scivolamento del bambino nel canale del parto.

Tutto ciò si riversa sulla sinfisi pubica, provocando infiammazione dei muscoli che si inseriscono a livello del pube e quindi dolore. A volte, è bene che il medico specialista, faccia una corretta diagnosi differenziale con l’ aiuto di test clinici, diagnostica per immagini quali RX, ecografia, RMN, in quanto molte patologie possono presentare la stessa sintomatologia:

  • Ernia inguinale
  • Artrosi d’ anca
  • Malformazioni ossee
  • Calcificazioni a livello di tendini
  • Patologie urogenitali

La prima cosa che ti diranno i medici o i fisioterapisti a cui ti rivolgerai in caso di pubalgia, è di cessare ogni attività fisica. La prima cosa da fare nella fase acuta della sintomatologia è astenersi da qualsiasi sforzo fisico prediligendo il riposo. Spesso infatti il dolore è talmente invalidante da impedire al paziente lo svolgimento delle normali attività di vita quotidiana: camminare, vestirsi, salire e scendere le scale. Il periodo di riposo può variare da qualche settimana a qualche mese a seconda della persona, del meccanismo eziologico (la causa scatenante), il tessuto interessato, delle terapie effettuate ecc…

Il paziente coadiuverà le sedute di fisioterapia con l’utilizzo di pomate, farmaci e antinfiammatori locali e sistemici, sotto stretto controllo medico. La pubalgia, quindi, non va mai sottovalutata in quanto se non si interviene in tempo può cronicizzare. Parliamo in questo caso di un dolore molte forte, che impedisce qualsiasi movimento e che non diminuisce neanche con l’utilizzo di farmaci.

Pubalgia cronica: cos’è?

La pubalgia cronica è una condizione tipica degli atleti, causata da un sovraccarico funzionale a cui si sottopone la muscolatura che si inserisce sul pube (adduttori e addominali).

Si parla di patologia “cronica” quando la sintomatologia dura più di tre mesi, e si distinguono principalmente due casi differenti che riguardano i soggetti con pubalgia cronica:

  • persone che iniziano ad avvertire il dolore in zona pubica ma non essendo una sintomatologia troppo intensa proseguono la loro attività, limitandosi a prendere qualche antinfiammatorio nei momenti in cui il fastidio si accentua. Con il protrarsi della condizione, i sintomi si fanno sempre più intensi e oltre al dolore potrebbe comparire una vera e propria limitazione funzionale dell’anca. La sintomatologia algica non è più specifica e localizzata come nella fase iniziale ma inizia ad essere diffusa, ad irradiarsi lungo la parte interna della coscia oppure in direzione opposta, verso la cresta iliaca. Inoltre i sintomi non sono più correlati a uno specifico movimento, che poteva essere l’adduzione o una rotazione di anca, ma iniziano a compare in movimenti che si attivano mediante gruppi muscolari diversi tra loro. Questo accade perché con il tempo il dolore è diventato cronico, cioè è stato memorizzato a livello corticale, e non essendo stato risolto per tempo a livello corticale c’è stata un’espansione dell’area dolorosa.

  • Se la sintomatologia non è trattata con tecniche adeguate e specifiche, se il training di esercizi riabilitativi non è calibrato al bisogno del paziente ma segue un protocollo generico, se i mezzi fisici non sono ad alta tecnologia, non è detto che si riduca, anzi c’è il rischio che rimanga nel tempo fino a cronicizzarsi. Il paziente in questione dunque oltre ad aver impegnato il suo tempo e i suoi soldi inutilmente, ha un aggravamento della sua condizione che da acuta è passata a cronica mediante il processo che hai letto nel paragrafo precedente.

Pubalgia cronica: rimedi, cura ed esercizi

Se in una pubalgia cronica ogni movimento riguardante l’anca o la flessione del tronco produce dolore, cosi come anche la palpazione nella zona pubica, come si tratta questa condizione? Da dove si parte?

Secondo la letteratura, effettuare trattamenti dolorosi non è sempre indicato perché si rischia di rinforzare a livello Centrale la memoria del dolore nella zona interessata (Ovviamente stiamo parlando di casi in generale). Quindi per quanto riguarda la parte manuale, normalmente i fisioterapisti iniziano con l’eseguire mobilizzazioni passive dell’anca, nell’arco di movimento non doloroso, ed effettuano massaggi delicati e piacevoli nell’area interessata. In questa fase iniziale l’integrazione con i mezzi fisici è fondamentale soprattutto per quanto riguarda l’aspetto analgesico e antinfiammatorio.

I mezzi fisici più utilizzati sono:

  • Tecarterapia: è un dispositivo che mediante l’utilizzo di corrente ad alta frequenza, genera uno stimolo biologico rigenerativo, antinfiammatorio e analgesico importante al tessuto interessato.
  • Laserterapia ad alta potenza: è un macchinario che funziona emettendo un fascio di luce ad alta potenza. È altamente specifico, il fascio di luce è di circa mezzo centimetro, e riesce dunque ad agire anche su piccole superfici. Come la tecarterapia, anche la laserterapia ad alta potenza è una termoterapia, cioè genera calore al tessuto. Il laser produce calore mediante un’energia radiante dall’esterno (il fascio di luce) mentre la tecarterapia lo fa a livello endogeno, ossia producendo correnti di spostamento all’interno dei tessuti mediante l’oscillazione delle particelle cariche, presenti nell’organismo sotto forma di ioni.
  • Ultrasuoni: è un mezzo fisico che sfrutta le onde sonore per produrre uno stimolo biologico al tessuto.
  • Onde d’urto: anche in questo caso si utilizzano le onde sonore, ma con valori differenti. Le onde d’urto sono meno confortevoli dei mezzi fisici elencati in precedenza, ma allo stesso tempo sono molto efficaci, e godono della maggiore evidenza scientifica. Sono utilizzate molto in condizioni infiammatorio importanti, in casi fibrosi e di calcificazioni.
  • Interix: è un neuromodulatore che ha un’importante azione antalgica locale.

Dal punto di vista attivo, in fase iniziale si fanno eseguire esercizi attivi in posizione ortostatica (in piedi) con delle flessioni, estensioni, adduzioni e abduzioni di anca sempre entro il range di movimento che non evoca dolore. Lo scopo di questo tipo di trattamenti è ricondizionare a livello del sistema nervoso centrale che quel determinato distretto corporeo non sia “a rischio” e dunque evochi dolore.

Nel corso del percorso terapeutico si prosegue aumentando l’intensità delle mobilizzazioni passive, e degli esercizi attivi fino a raggiungere tutti i gradi di movimento dell’anca, compresa la flessione del tronco che richiede l’attivazione del retto dell’addome, dato che anche esso si inserisce su pube. Gli esercizi, che in fase iniziale sono eseguiti in posizione eretta per ridurre il carico, nel corso delle sedute, vengono fatti eseguire anche in posizione supina, prona e in decubito laterale. Una volta che il paziente è in grado di effettuare tutti questi movimenti, si iniziano a inserire delle resistenze elastiche e dei pesi in modo da recuperare il trofismo muscolare e la forza.

Ci sono casi in cui questa condizione è portata avanti da un’infiammazione del muscolo ileopsoas che non ha nulla a che vedere con la muscolatura adduttoria della coscia o con la muscolatura addominale. Si tratta dell’unico muscolo che originando dalle prime vertebre lombari e inserendosi sul femore, college la colonna all’arto inferiore.

Ovviamente sarà il fisioterapista, mediante dei test specifici, che nel corso dei trattamenti saprà individuare la muscolatura da trattare. Alla fine del ciclo fisioterapico il paziente sarà in grado di muovere l’arto inferiore interessato e il tronco senza riportare alcun fastidio.

Pubalgia cronica: dolore al testicolo

Molto spesso in concomitanza con una pubalgia, che come avrai capito determina la presenza di dolore in sede pubica, si ha anche dolore al testicolo.

In alcuni casi il paziente può riferire dolore al pube che con il tempo si è irradiato in sede testicolare, altre volte il dolore dal testicolo si irradia sino al pube e in altre situazioni ancora si ha la comparsa del dolore in entrambi i distretti contemporaneamente. Trattandosi di un dolore a un organo genitale, il testicolo, è fondamentale che si eseguano tutti gli esami necessari per eseguire una diagnosi differenziale come un ecocolordoppler testicolare e una visita da un andrologo. Si tratta di esami non affatto dolorosi, che permetto di poter escludere problemi, come il varicocele, che possono essere l’origine di questi sintomi.

Cosa è il varicocele?

Il varicocele è un’alterazione della circolazione di sangue venoso del testicolo, che ha come probabile conseguenza la riduzione della fertilità. È una patologia molto comune tra gli uomini, secondo quanto riportato da Giovanni Colpo, direttore dell’Unità Operativa di Andrologia dell’Ospedale San Paolo di Milano, colpisce circa il 14% degli uomini. Nel caso in cui questa patologia dovesse essere curata, esistono delle tecniche chirurgiche mininvasive. Se la visita medica esclude dei problemi all’apparato genitale, e una visita ortopedica conferma l’interessamento del sistema muscolo scheletrico, il paziente può iniziare ad essere trattato in un Centro di Fisioterapia.

 

Pubalgia cronica: intervento chirurgico

Come nel caso della maggior parte delle condizioni muscolo scheletriche, anche per la pubalgia, la soluzione chirurgica risulta essere l'ultima spiaggia. Si ricorre all’intervento chirurgico quando la sintomatologia, acuta e difficilmente sopportabile, persiste, e non trova rimedio con il trattamento conservativo, fisioterapico e farmacologico. Dato che ci sono innumerevoli fattori che possono produrre la pubalgia, non esiste un unico intervento che tratti questa condizione, ma ogni soggetto, in base alla causa che gli provoca il dolore subirà un intervento specifico.

A volte l’operazione consiste in una plastica di rinforzo della zona inserzionale per ricostruire una parete addominale che risulta essere troppo debole in prossimità dell’inserzione sul pube, in altri casi l’intervento chirurgico riesce a risolvere la sintomatologia mediante una denervazione che renda insensibile la zona del dolore.

Pubalgia: come prevenirla

Sicuramente i soggetti che eseguono cicli di fisioterapia preventiva riducono notevolmente il rischio di subire pubalgia. Per tutti gli altri, e ci riferiamo in particolar modo agli sportivi dato che sono le persone più a rischio, è consigliabile eseguire un buon riscaldamento prima di ogni allenamento o di competizione, così come esercizi per il defaticamento dopo lo sforzo. Il corretto allungamento muscolare è importante, e ancora di più l’equilibrio di forza tra i diversi gruppi muscolari.

Non trascurare mai i segnali del nostro corpo, in medicina così come in molte situazioni della vita, “il mostro è meglio ucciderlo quando è piccolo”, cioè, se si avvertisse un semplice fastidio in zona pubica, non aspettare troppo prima di farsi controllare da uno specialista, meglio effettuare una visita e sentirsi dire che è tutto sotto controllo più tosto che ricevere la diagnosi di una pubalgia cronica

Autori

Luca Luciani

Dott.re in Fisioterapia

Fisioterapista, Imprenditore nel settore sanitario e Business Coach.

Dopo la laurea in fisioterapia, ha approfondito le sue conoscenze studiando osteopatia e terapia manuale. Si è specializzato frequentando i corsi di:

  • Maitland,
  • Cyriax,
  • Mulligan,
  • McKenzie,
  • Neurodynamic Solutions.

Ha frequentato aule con docenti internazionali come:

  • Jill Cook,
  • Michael Shacklock,
  • Gwen Jull,
  • Paul Hodges della University of Queensland
  • Shirley Sahrmann della Washington University di S. Louis.