Spalla, sindrome da conflitto, frattura e instabilità

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Introduzione - Spalla, sindrome da conflitto, frattura e instabilità

La spalla e le patologie più diffuse: sindrome da conflitto subacromiale, o impingement syndrome, fratture e instabilità.

Dolori nell'alzare le braccia? Fitte improvvise agli arti superiori? Non fatevi mettere con le spalle al muro? dalle vostre stesse spalle! Occorre intervenire quanto prima, anzi subito, per non causare lesioni o, peggio, sviluppare la rigidità di questa parte del nostro corpo così importante per l'articolazione dei movimenti. Difatti, le spalle costituiscono il punto di unione tra il tronco e gli arti superiori ed oltre a consentire l'avvicinamento e l'allontanamento delle braccia dal corpo, permettono il movimento della rotazione che è precluso a quasi tutte le specie animali esistenti, fattore, dunque non da poco nel contribuire a rendere la razza umana molto diversa dalle altre.

Le ossa che compongo la spalla sono la clavicola, l'omero e la scapola, mentre i principali muscoli possono venire divisi in tre gruppi: posizionatori dell'omero, motori della scapola e protettori (cuffia dei rotatori). Sono proprio questi ultimi i responsabili dei movimenti della rotazione e spesso vengono interessati nelle varie patologie della spalla. Pertanto, a prescindere dai sintomi di cui le vostre spalle soffrono, indipendentemente dai segnali che inviano le vostre articolazioni superiori, è necessario correre dal medico per farsi prescrivere gli esami più adatti a seconda dei casi, quali test clinici, radiologia, ecografia, risonanza magnetica, in modo da capire la diagnosi e di conseguenza anche il trattamento più adatto da seguire, vale a dire l'intervento chirurgico, piuttosto che la terapia fisioterapica. Tuttavia, l'intervento del fisioterapista è in ogni caso quasi sempre associato a quello chirurgico, in quanto il trattamento conservativo riduce al minimo eventuali complicanze postoperatorie e velocizza il recupero della mobilità.

Una delle patologie delle spalle più diffuse è senz'altro la sindrome da conflitto subacromiale, o impingement syndrome, che altro non è se non l'eccessivo sfregamento dell'omero contro quella specie di cuscinetto che ha la funzione di ridurne l'attrito con i tendini dei muscoli interessati, chiamato arco dell'acromion. A causa della forma dell'acromion, piuttosto che per squilibri muscolari o escrescenze ossee articolari, di fatto i tendini entrano in sofferenza, causando forti dolori durante l'elevazione del braccio. Il trattamento conservativo (ovvero non chirurgico) viene prescritto nella maggior parte dei casi ed è perciò compito del fisioterapista ripristinare la corretta mobilità e la forza  dell'arto e prevenire eventuali recidive, ovviamente nei limiti concessi dal quadro diagnostico. Ciò è possibile attraverso un trattamento mirato al controllo del dolore(con tecniche di e mobilizzazioni) e al rinforzo dei gruppi muscolari deficitari, in seguito ad una corretta valutazione delle problematiche individuali. Tuttavia, quando il dolore diventa eccessivo ed il paziente non riesce più a svolgere le attività di vita quotidiana o lavorative, allora viene indicato il trattamento chirurgico, che sarà specifico per la causa scatenante il conflitto. Le tecniche chirurgiche attuali permettono di svolgere l'intervento con un'invasività minima, tempi di degenza molto ridotti e spesso in day-hospital. A seguito dell'operazione viene indossato un tutore "reggibraccio" che deve essere tenuto per circa 2 settimane.

Con il passare del tempo, la sindrome da conflitto subacromiale, o impingement syndrome, può degenerare, causando una lesione o addirittura la rottura dei muscoli della cuffia dei rotatori. Questa patologia può avere anche altre cause, come per esempio i traumi determinati dalla caduta sul braccio teso o la lussazione anteriore della spalla. In ogni caso, il dolore percepito nelle forme traumatiche è di tipo improvviso e può presentarsi anche di notte. Inoltre, il paziente può manifestare un vero e proprio deficit funzionale nell'elevare lateralmente il braccio. Se avete questi sintomi, allora potrebbe essere il vostro caso e, svolte le indagini strumentali per la diagnosi specifica di questa problematica, la scelta del trattamento, tra quello conservativo e quello chirurgico, sarà legata ai fattori dell'età, delle attività svolte, del grado di lesione e del tipo di dolore percepito dal paziente.

In caso di trattamento chirurgico, l'intervento prevede la sutura del tendine lesionato, anche in questo caso con tecniche mini-invasive quali l'artroscopia. A seguito di ciò il paziente porterà un tutore per un tempo variabile a seconda dell'operazione svolta dal chirurgo. Come già detto, è di fondamentale importanza che a questo iter chirurgico faccia seguito in modo continuato una specifica attività da svolgere presso il fisioterapia. Infatti, il complesso articolare della spalla sembra essere molto soggetto a sviluppare rigidità e deficit funzionali se tenuto a lungo in condizioni di immobilità. Per questo motivo, ad una settimana di distanza dall'intervento è opportuno iniziare la terapia fisioterapica per poter riacquistare la mobilità persa ed in seguito anche la forza. In linea di massima, in un soggetto adulto il tempo di ripresa delle attività di vita quotidiana in autonomia e senza dolore si aggira intorno alle 16-20 settimane, mentre per uno sportivo le settimane necessarie salgono a circa 24, a causa della maggiore richiesta funzionale.

Anche l'instabilità della spalla è una problematica molto comune, causata dalla testa dell'omero che effettua movimenti eccessivi all'interno della sua cavità articolare. Questi movimenti "superflui" non sono naturali, e con il passare del tempo portano ad una compromissione delle strutture articolari, in particolare della cartilagine, fino a generare lussazioni o sublussazioni vere e proprie. Infatti, per quanto l'articolazione della spalla sia molto mobile, alcuni fattori contribuiscono in ogni caso ad assicurare il grado di stabilità di cui questa ha comunque bisogno. Nel caso in cui uno o più di questi fattori stabilizzanti non funzionino in modo idoneo, allora può presentarsi un certo grado di instabilità nella spalla stessa, che non è necessariamente solo di natura traumatica, ma può essere determinata anche da cause congenite, tra l'altro molto frequenti nei soggetti di sesso femminile. L'esame diagnostico che permette di confermare questa diagnosi è la risonanza magnetica nucleare. Nel caso di instabilità conclamata, in cui spesso il paziente risente di frequenti sublussazioni e deficit funzionali, il trattamento consigliato è quello chirurgico, poiché un trattamento solo conservativo è associato ad un alto tasso di ricadute e riacutizzazioni della patologia, soprattutto nei pazienti più giovani. Al giorno d'oggi le tecniche chirurgiche in artroscopia sembrano essere le più efficaci, ma, anche in questo caso, è molto importante iniziare quanto più precocemente possibile l'attività fisioterapica, per ridurre al minimo le complicanze che si possono sviluppare a seguito dell'intervento (ad es. rigidità e riduzione di forza e destrezza).

Le fratture della spalla (intese come fratture prossimali di omero) sono frequenti soprattutto negli anziani, e si verificano per mezzo del meccanismo traumatico della caduta sul braccio disteso.

Per poter definire il tipo di frattura e quindi il metodo di trattamento più adatto, è necessario sottoporsi ad un esame radiografico, sulla base del quale è possibile decidere se orientarsi sul trattamento non cruento, cioè l'utilizzo di un apparecchio gessato, vale a dire l'ingessare la parte interessata, oppure cruento, vale a dire il supporto della chirurgia con la successiva immobilizzazione di minimo 3 settimane. Sono possibili anche tempi più lunghi in base alla gravità della frattura, all'età e alle condizioni generali del paziente e dopo la rimozione del gesso viene spesso indicato anche l'utilizzo di tutore. Nel contempo, è importante un corretto approccio fisioterapico atto al recupero della mobilità e della funzionalità. Durante il trattamento è bene tenere sempre sotto controllo il dolore e la paura del movimento da parte del paziente, il quale, soprattutto nelle prime fasi, viene pure istruito su come poter svolgere alcune attività personali in autonomia ed in sicurezza, come per esempio vestirsi o lavarsi.

Non voltiamo le spalle ai sintomi, ai segnali spia che ci vengono inviati dalle articolazioni e dai muscoli delle nostre stesse spalle: approcciare nei tempi giusti ed affrontare in maniera corretta queste patologie, significa evitare che nel tempo le spalle possano impedirci di accogliere il nostro benessere? a braccia aperte.

Autori

Luca Luciani

Dott.re in Fisioterapia

Fisioterapista, Imprenditore nel settore sanitario e Business Coach.

Dopo la laurea in fisioterapia, ha approfondito le sue conoscenze studiando osteopatia e terapia manuale. Si è specializzato frequentando i corsi di:

  • Maitland,
  • Cyriax,
  • Mulligan,
  • McKenzie,
  • Neurodynamic Solutions.

Ha frequentato aule con docenti internazionali come:

  • Jill Cook,
  • Michael Shacklock,
  • Gwen Jull,
  • Paul Hodges della University of Queensland
  • Shirley Sahrmann della Washington University di S. Louis.