L'importanza di una buona relazione tra il paziente e il professionista sanitario

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Introduzione - L'importanza di una buona relazione tra il paziente e il professionista sanitario

Vi siete mai chiesti cosa porta un paziente a scegliere un medico rispetto ad un altro, piuttosto che un fisioterapista o un dentista?

La scelta di un professionista sanitario è un processo delicato che richiede molta attenzione. Non è sempre e solo una questione di capacità tecnico professionale ma anche una questione relazionale.

La scienza attuale ci dice infatti che una buona relazione tra professionista sanitario e paziente influenza l’efficacia e l’aderenza al trattamento. (https://books.google.it/books/about/Il_cervello_del_paziente.html?id=scmsuAAACAAJ&redir_esc=y)

In questo articolo, condivideremo alcuni consigli pratici che possono aiutarti a scegliere meglio il tuo medico o fisioterapista e per far si che il vostro processo di guarigione abbia maggiori possibilità di successo.

La relazione medico paziente e il successo del trattamento

SI non mi sono sbagliato a scrivere, ho detto successo perché , gran parte di esso dipende da come diciamo le cose, ossia dal significato di esse, e se il paziente usa le parole giuste, il professionista sanitario avrà maggiori possibilità di capirne il problema e quindi di risolverlo.

Il mondo sta cambiando velocemente e con esso anche i rapporti tra le persone.
Quelle che una volta erano viste come figure “al di sopra di tutti” per le loro conoscenze, come l’avvocato, il professore e il medico, e che nessuno osava mai contraddire, proprio perché erano questi i custodi della CONOSCENZA (sistema paternalistico), oggi hanno perso parte di questo “potere” perché il livello di istruzione generale è aumentato e, oltre a ciò, nell’ultimo decennio, ci siamo muniti quasi tutti di uno strumento potentissimo, INTERNET, che ci permette di fare delle ricerche, anche molto accurate, in pochi secondi, anzi in pochi click, cosa che, fino ad un ventennio fa, era impossibile da fare, oppure richiedeva delle ricerche su libri molto lunghe e spesso non accessibili a tutti o perlomeno alla maggioranza delle persone.

In altre parole si è passati da un modello medico PATERNALISTICO, dove appunto il paziente subiva in modo passivo le scelte terapeutiche del medico, ad un sistema CONTRATTUALISTICO, dove il paziente riveste i panni di un cliente, e come tale, vuole e deve dare il proprio consenso alle cure, non prima di aver ricevuto le opportune informazioni del caso.
Dunque, oggigiorno, le persone che si approcciano con un medico, un fisioterapista, oppure un farmacista, spesso sono già informati rispetto la loro patologia, o per lo meno non sono completamente allo scuro riguardo essa.

Di contro, il personale sanitario ha perso, o perlomeno ha ridotto, alcune delle sue peculiarità, che un tempo li caratterizzavano, come ad esempio il contatto con il paziente, che significa fare una visita o una valutazione accurata, e soprattutto la pazienza e la curiosità di ascoltare ciò che i pazienti vogliono dirci e raccontare.

Questo, più di ogni altra cosa, crea un solco profondo nel rapporto tra medico e paziente.


Questo contenuto è prodotto dal dott. Zampilli Francesco fisioterapista del centro fisioterapico FISIOKINETIC di TERRANOVA DA SIBARI / CALABRIA, affiliato Fisioterapia Italia

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Cosa si intende per relazione medico-paziente?

In realtà una definizione vera e propria su questo argomento non c’è, oppure nonostante le mie ricerche non l’ho trovata.

Partiamo quindi dal significato insito della parola RELAZIONE: dal lat. relatio-onis, der. di referre «riferire», part. pass. Relatus; quindi è quell’insieme di azioni atte a far si che due o più persone comunichino fra di loro.

Nel 1931, Henry Sigerist, storico della medicina, affermava con sicurezza che "la relazione tra medico e paziente è una relazione pura da persona a persona".
A tal proposito P. Donati, esperto di sociologia sanitaria afferma che “1a medicina, deve ritrovare la soggettività umana oppure si ridurrà ad uno strumento tecnico-amministrativo tanto più perfezionato quanto più inefficace e disfunzionale per l'intera società'' (Donati P., Manuale di sociologia sanitaria. Nuova Italia Scientifica. Roma, 1994).

È utile ricordare che nell'HBM (Health Belief Model) la probabilità che un soggetto segua le prescrizioni del medico dipende dal rapporto che il paziente riesce ad instaurare con il medico e dalla fiducia che, in generale, ripone nei medici e nella medicina (Becker M. H., Psychosocial Aspecls oj Health-Related Behavior, in H.E. Freema'Q, S. Levine. L. G. Reeder(eds.), Handbook of Medical Sociology, Prentice Hall, Englewood Cliffs, New Yersey, 1979, http://www.claudiopensieri.it/public/libri/pnl_sanita_pensieri_googlebook.pdf).

Contestualmente anche noi sanitari dobbiamo fare la nostra parte, cercando di guadagnare la fiducia del paziente, iniziando a pensare che la responsabilità di una buona relazione non dipenda solamente dal paziente e, soprattutto, che i pazienti non si dividono in quelli intelligenti e bravi, che capiscono al volo ciò che gli vogliamo dire e quelli stupidi e ignoranti che non capiranno mai le nostre indicazioni.

Questo ci fa capire che non esiste RELAZIONE senza COMUNICAZIONE (deriva dal latino communicare, un verbo che era collegato alla paralo communis, ossia COMUNE).
Quindi la comunicazione(relazione), è l’atto con cui due o più persone condividono le proprie idee e ne discutono (DAL LIBRO CURE ANDA CARE COACHING, GIULIANO MARI, ED. CENTOPAGINE).

In ambito sanitario la COMUNICAZIONE tra medico e paziente è stata sin dagli albori oggetto di studio, e soprattutto fondamentale nel processo di guarigione del paziente.
A tal proposito già nel V° secolo a.C., Ippocrate sosteneva che “è più importante conoscere la persona che no la malattia”.
Più recentemente, ma non troppo, Francis Peabody dell’Harvard Medical School, asseriva che “il significato della stretta relazione interpersonale tra medico e paziente non potrà mai essere troppo enfatizzato, in quanto da esso dipendono un numero infinito di diagnosi e di terapie. Una delle qualità essenziali del medico è l’interesse per l’uomo, in quanto il segreto della cura del paziente è averne cura". (THE CARE OF THE PATIENT, IN JOURNAL OF THE AMERICAN MEDICAL ASSOCIATION, Peabody Francis, marzo 1927) .


Questo contenuto è prodotto dal dott. Zampilli Francesco fisioterapista del centro fisioterapico FISIOKINETIC di TERRANOVA DA SIBARI / CALABRIA, affiliato Fisioterapia Italia

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Cosa fare per comprendere se la relazione che si è strutturata col tuo medico o col tuo fisioterapista è una relazione fruttuosa?

Ecco una serie di consigli pratici per comprendere se hai scelto il professionista sanitario più adatto a te.

1)Innanzitutto fatti le seguenti domande:

  • Quando sono dal medico o dal fisioterapista mi sento a mio agio?
  • Sento che i miei bisogni sono stati compresi?
  • Sento che è stato dato giusto spazio alla mie domande?
  • Sento che è stato dato un giusto spazio alle mie emozioni?

Per ottenere tutto ciò gli ingredienti fondamentali sono:

  • fiducia,
  • armonia,
  • collaborazione,
  • comprensione reciproca,
  • accordo,
  • sintonia.

Queste condizioni sono essenziali per creare quel clima terapeutico essenziale alla riuscita di qualsiasi trattamento e che chiamiamo RAPPORT (E. Mazza, libro LA RELAZIONE MEDICO - PAZIENTE, ED. ENEA, 2016). In altre parole essere in rapport con un’altra persona vuol dire essere in sintonia con essa, facilitando così lo scambio reciproco di idee.

 

Ulteriori domande da porsi sono:

  • Il professionista sanitario ti guarda negli occhi mentre ti parla?
  • Parla con parole semplici o, se usa parole complicate, ti spiega il significato delle stesse?

2) Prima di andare a visita scriviti tutte le domande e i dubbi che hai e, durante la visita, poni le domande che hai scritto.
Un buon professionista sanitario deve essere in grado di rispondere in maniera esaustiva a tutte le tue domande.
Ciò ovviamente non significa che ha sempre tutte le risposte ma semplicemente che se c’è qualcosa che non conosce, lo dice chiaramente.

3)Sicuramente il professionista vi chiederà qual è il motivo del consulto, andate con le idee chiare di com’è iniziato il disturbo, come si è evoluto e tutto ciò che reputate importante.

4) Se quello che il medico vi propone di fare non vi convince, fateglielo presente, chiedendo magari maggiori delucidazioni a riguardo, oppure chiedetegli quali possano essere i pro e le controindicazioni.

5) Non date per scontato che il medico possa darvi la pillola magica che risolva i vostri problemi, la strada più breve non sempre risulta quella vincente.
Quando è possibile, è meglio trattare la causa dei problemi piuttosto che i sintomi, perché solo trattando la causa potremo risolverli definitivamente .
Questo implica spesso che per la risoluzione di un problema, che può sembrare banale, servono diversi esami diagnostici e una serie di test per determinarne la causa, inoltre anche il percorso di cura è spesso lungo e richiede la vostra massima compliance per arrivare ai risultati sperati e/o promessi.

6) E’ buona norma rivelare le vostre aspettative e i vostri obiettivi, in questo modo il professionista sanitario vi potrà dire se sono realistici e raggiungibili e, in caso questo non sia possibile, trovare insieme un punto di incontro tra le vostre aspettative e quelle reali. In questo modo la vostra motivazione nel seguire le indicazioni sarà molto maggiore e di conseguenza aumenteranno le possibilità che le cure proposte abbiano effetto.

Nel caso in cui il professionista sanitario, a cui vi siete rivolti, non segua tutte o parte di queste “linee guida”, vi consiglio spassionatamente di cambiare indirizzo perché, molto probabilmente, perderete tempo e soldi, oltre il fatto che quasi sicuramente non risolverete i vostri problemi.

La mia esperienza in campo sanitario, essendo un fisioterapista, e tra i primi in italia a seguire corsi specifici di comunicazione con i pazienti, mi ha portato a riconsiderare il mio punto di vista sul rapporto medico paziente.

Ho capito l’importanza, per noi professionisti sanitari, di avere una formazione di alto livello nell’ambito della comunicazione, perché tanti studi scientifici hanno dimostrato che anche le parole curano.

Se ti piace questo argomento puoi approfondirlo sul libro: Cure and Care Coaching, la comunicazione che cura, Giuliano Mari

Allo stesso tempo credo sia importante che anche il paziente debba avere la possibilità e il diritto ad essere ascoltato e capito, in quanto non dobbiamo pensare più al rapporto tra medico e paziente in modo paternalistico, bensì ad un rapporto tra persone adulte e, in quanto tali, in grado di affrontare insieme una discussione e trovare insieme la possibile risoluzione ai propri problemi.